Protagonisti della nostra vita -“Lettera a un’estranea” di Sofia Procopio
Subire gli eventi, o fare delle scelte? Vittime delle aspettative degli altri, della nostra inadeguatezza, o protagonisti della nostra vita?
Bellissima questa narrazione di Sofia Procopio.
Prendersi cura della propria libertà ci dice Sofia, e ciò avviene nel tempo.
Buona Lettura e…largo ai giovani come Sofia!
Circa un anno fa ho scritto una lettera a un’estranea, con cui rare volte ho scambiato poche parole. Nello scriverle, senza accorgermene, le ho preso la voce.
Essere giovani e scoprirsi liberi è prima di tutto un dolore. Col tempo, probabilmente, si impara a prendersi cura della propria libertà e il dolore passa. Fino ad allora ci attraversa;
me, lei, tutti.
11-1-25
Valentina,
ti ho conosciuta libera e ti riscopro tessitrice di funi ad annodarti il petto. Esule di verginità forzata da circostanze e paure, ogni giorno ti domandi a chi tu possa aprire i tuoi mondi per farli entrare, prego entrate: nel mio patio illuminato, nella mia stanza scritta a mano, nella mia bocca di pane e di zucchero.
E mentre i tuoi verdi orecchini tintinnano ad ogni tuo volo – di fiore in fiore annusando e nulla più – un gigante di cera posa le sue mani fra i tuoi mondi e non ti chiede, Valentina, posso entrare?
E tu credi di amarlo dunque, perché quel patio illuminato, sola a fumare erba amara con vista sulla città incantata, ti ha insegnato che è così che si ama. E gli chiedi prendi, prenditi pure gigante, con le tue grandi mani che colgono avidamente fiori incolti che nessuno vuole, tutto ciò che resta di me: verde foglia, lungo stelo, bocciolo strappato da denti di leone.
Io intanto cambio colore ai capelli e mi chiedo cosa fare per somigliarmi di più e per urlare a mia madre che non basta amarmi per farmi stare bene al mondo. Forse rossi, forse gialli, forse neri. Forse li accorcio tanto da farli sparire. Forse non bastano gli artigli del gigante. Forse devo entrare nella caverna dei ciclopi, da brava Nessuno, e farmi divorare come agnello sacrificale, senza farmi furba e fuggire per mare dietro a un sogno, a un domani, a una Penelope di marmo bianco.
Nel frattempo gigante, prima che mi faccia sacrificio del mondo, prendi pure tutto quello che ti do e col tuo nulla sopprimi per un istante i pensieri che mi ricordano che sono sola e non servo a niente. E con le tue mani ricordami che posso essere toccata, coi tuoi occhi guardata, coi tuoi baci amata. Sii mezzo con cui sentirmi viva come tanti altri e io sarò per te mezzo, come tante altre, perché tu ti senta forte e uomo.
Però per piacere, per piacere non farmi del male.
Che a farmi del male,
gigante,
a farlo mi basto io.