L’importanza di scegliere in modo consapevole di Anna Quatraro
Subire gli eventi, o fare delle scelte? Vittime delle aspettative degli altri, della nostra inadeguatezza, o protagonisti della nostra vita?
Anna Quatraro con acutezza e riflessione ci invita a meditare sull’importanza di avere un pensiero autonomo e sulle difficoltà che si incontrano per sostenere quello in cui si crede, soprattutto se animato da onestà intellettuale.
Leggiamo insieme per arricchirci e argomentare.
L’importanza di scegliere in modo consapevole
di Anna Quatraro
Anche se si tenta in qualunque modo di preservarsi dalle pressioni esterne, in una società competitiva e legata al culto di sé e dell’ostentazione dei propri traguardi, è veramente possibile operare delle scelte senza subire una qualche forma di influenza sociale?
Senza dubbio, la scorciatoia di imitare le azioni altrui esercita un peso notevole sulla rappresentazione sociale delle traiettorie esistenziali e delle direzioni che le persone scelgono, in forma più o meno consapevole, di imprimere alle proprie vite. Non si tratta di un’affermazione di semplice buon senso, o di un’intuizione preziosa, alla quale sono pervenuta dopo accurata riflessione, ma è un dato di fatto confermato dagli studi di psicologia sociale: come esseri umani, siamo molto influenzabili a livello di decisioni individuali, di opinioni politiche e personali, come anche di gusti e nell’espressione di umori e sentimenti.
Scegliere da chi e che modo essere influenzati è probabilmente la scelta più impegnativa che ogni giorno molti di noi affrontano, con la sensazione che la solitudine occupi i posti in fondo fra le opzioni favorevoli.
L’universo femminile è forse ancora più vulnerabile all’esposizione mediatica di dettagli del corpo, e alle voci intermittenti che si generano nel confronto con la vita delle altre donne, più brillanti, più realizzate, più in forma, più in grado di combinare le parti della sua identità senza diventare solo una madre o solo una donna in carriera.
La scelta di una professione, di un indirizzo di studi, quella di spostarsi in un’altra città per motivi sentimentali o di lavoro, quella di sposarsi, avere un figlio sono veicolate anche dal conoscere le mosse attuate dagli altri. Dunque, si è condizionati in un verso o nell’altro, dalle narrazioni raccolte e tramandate dai media, dei libri e delle esperienze alle quali si assiste.
Per quanto ci si possa sforzare di restare immuni al confronto, alle aspettative e ai condizionamenti, nel tenere fede alla propria autonomia di scelta è molto difficile anteporre la riflessione e il senso critico alla tendenza conformista che cresce in modo incessante. Il conformismo di cui canta Battiato, che brandisce una stoica bandiera bianca, è testimone del disincanto nel farsi attraversare e deformare dalle ombre internamente tetre, ma scintillanti dei luoghi comuni. Lo stesso conformismo denunciato da Pasolini, che si manifesta nella trasformazione antropologica e culturale che ha caratterizzato l’Italia del secondo dopoguerra.
Farsi condizionare, senza esercitare alcuna forma di senso critico, significa rinunciare alla propria autentica individualità, per diventare una figurina smagliata, che si esprime con movimenti indistinguibili al ritmo forzato dell’adattarsi senza volerlo, oppure convincendosi che non esista alcuna alternativa per sentirsi parte della società.
Questo fenomeno emerge nell’imposizione delle stesse letture, degli stessi discorsi e diventa un gusto culturale insipido e incolore, al punto che le stesse spinte di anti-conformismo diventa una forma di conformismo rassicurante e innocuo, come sottolinea Gaber, in diversi testi di critica, quali Quando è moda, è moda e Il conformista.
Quindi, ritengo sia più costruttivo cercare di assumersi i rischi e le potenzialità delle proprie scelte più autentiche, accettando anche di “subire” un margine di influenzabilità, ma senza diventare del tutto supini alle pressioni e alle aspettative, spesso insostenibili, che sono proiettate sul palcoscenico della nostre vite. In questo modo, sapremo di essere responsabili almeno in parte di ciò che ci succede.