Mi capita di confondere i nomi dei figli mentre li chiamo. Così succedeva a mia madre, per cui io diventavo Sandro, Sandro Daniele e Daniele Silvia.
Nella clausura si intensificano, per la vicinanza , le richieste: ” Laura, mi porti…?”e con esse la confusione, per cui in realtà non è magari Laura la destinataria del messaggio, ma Nicola! Aumentano anche gli epiteti: ciccia, stella , amore mio…
Da bambina, venivo etichettata con delle espressioni inconfondibili: quella del babbo, “lacrimina facile” , e l’altra della mamma ” te tu mi sembri la vecchina dell’aceto” mi indisponevano proprio. È vero, ero frignona e versavo mille lacrime per sottrarmi ai numerosi Diktat genitoriali; ma non mi sentivo così fuori moda e priva di gusto estetico come alludeva il secondo sintagma.
Andavo fuori di testa, però , quando mio padre mi soprannominava ” la bambina del sottoscala!” Che male c’era a dieci anni a voler stare sempre in giardino e a voler giocare mentre tutti gli altri di casa, proprio tutti, volevano girare il mondo?
Silvia