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Primo, secondo e terzo tempo

PRIMO, SECONDO E TERZO TEMPO

La canzone serale
m’attende ai bordi di un fiore:
si dipana fra petali e calice,
abbraccia lo stelo.
Sono strofe bagnate di luce
del Sole al tramonto,
lieve inno rivolto
alle dolci carezze di seta.
Un sussurro di sillabe lente
a pregare le ombre
che regalino qualche minuto
al saluto del giorno,
che rallentino il verde declino
dei rami e dei fiori
dietro il prato, in attesa
di essere un lago di stelle.
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Mi racconto una favola chiara
innocente e banale
per non perder del tutto la mente
nello strazio inatteso,
infingardo nemico
che vaga per strade deserte,
nelle case blindate,
dentro i cuori piagati,
sull’orlo di sorrisi imbustati
negli sguardi negati agli abbracci.
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E i ragazzi straziati a ripetersi adagio:
«Non sanno innamorarsi le labbra
senza il cicaleccio degli occhi…»
(Rita Vecchi)

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