Primo maggio, per ricordare e tenere alto il livello di attenzione nei riguardi del lavoro. Primo maggio in solitaria riflessione, di fronte alla magnolia dell’ angolo di Eden delle prime ore delle mie giornate. Questa volta schermata da un vetro che non è più affaccio nel giardino pensile della casa. No. Là non torno più dallo scorso inverno, quasi il corpo avesse percepito, in un brivido di rifiuto,quello che sarebbe accaduto di lì a poco. La mente insegue le parole lette poco fa a pagina tre, il programma radiofonico di radio tre delle nove di mattina. Quale ripresa di produzione economica se non c’ è riproduzione sociale…Questo un passaggio dell’ articolo di Brunetti letto poco fa dalla giornalista. Ruoto attorno a questo interrogativo e penso a quante donne siano immerse nelle difficoltà di ogni giorno del lavoro svolto in casa, mentre i figli sono alle prese con le lezioni quotidiane tra la cucina, il salotto e la camera da letto. Donne che da un lato reggono in braccio i figli piccoli davanti al computer, per potere continuare a lavorare. Donne che non possono fare a meno di andare a lavorare fuori casa, nel caos delle fasi numerate della pandemia e figli lasciati soli tra le mura domestiche, pronti all’ appuntamento giornaliero con gli insegnanti. Quante situazioni di donne che non conosco, e delle loro vite complicate, ma che desidero ugualmente fare anche mie, perché il cammino sia condiviso, senza retorica,oggi nel silenzio della cucina ancora deserta.
Ma allora quel segmento dell’ articolo di Brunetti: “…se non c’ è riproduzione sociale” quale risposta potrebbe avere, perché si ricominci a volere una società che dia frutti? Ecco, il mio augurio è che la ripartenza sia anche concretamente un atto di coraggio e di fiducia nelle scelte politiche e sociali nei confronti della donna, la “rosa quadrata”; la donna, la sua energia, la sua poliedricità creativa e progettuale, il suo equilibrio, la sua vitalità che è vita. Vita che potenzialmente è riproduzione in tutte le sue forme.
Marina
