Volti di donna
Quando i libri ci parlano di donne
“LA PORTALETTERE”
Note e riflessioni di Anna Ricci
Tra i doni ricevuti sotto l’albero di Natale, ho trovato un pacchettino, ma frastornata dall’atmosfera tipica del periodo più concitato del solito, l’ho preso, ho ringraziato mio figlio e l’ho riposto sulla mensola della libreria.
Un giorno di febbraio, in un pomeriggio freddo e noioso, gli occhi mi sono andati proprio lì e, afferrato quel libro “abbandonato”, ho iniziato a leggere come rapita, lasciandomi prendere da una lettura sfrenata che si impossessava di me giorno e notte.
Ogni volta che chiudevo il libro la sera, attendevo l’indomani con ansia e il primo pensiero della giornata era rivolto a quella splendida e intrigante storia con il desiderio di sapere e conoscerne la fine.
Nel giro di tre giorni ho letto le 414 pagine in un battibaleno, tutto d’un fiato…
Ero ormai parte di quel paesino della Puglia, Lizzanello. Mi sembrava di conoscere a memoria le sue stradine, la piazza, le campagne e i personaggi mi diventavano subito familiari appena introdotti nel racconto, al punto che non facevo alcuna fatica a ricordarli.
Al centro c’era lei: Anna Allavena, nella quale mi identificavo oltre che per il nome anche per altri tratti e che ispirava in me un forte sentimento di ammirazione.
La trovavo bella anche nei suoi difetti man mano che emergeva il suo carattere e la sua determinazione nella società degli anni ’30 in un paesino arretrato del Sud.
Lei che veniva dal nord, sebbene inizialmente incompresa e guardata con ostilità (mista a curiosità dagli abitanti), si è rivelata una grande donna, forte, combattiva e brillante.
Coraggiosa, ha precorso da sola i tempi lottando per i diritti delle donne e aiutandole con la sua cultura e umanità senza mai ostentarle.
“La Portalettere”, scritto da Francesca Giannone attraverso un fluido periodare, si potrebbe definire un romanzo storico perché la protagonista, Anna, è esistita davvero negli anni 1930 – 1961, come spiega l’autrice, che ha saputo intrecciare con maestria le storie dei vari personaggi ( per lo più inventati) che il lettore impara a conoscere attraverso i loro pensieri, il loro animo parlante e un’attenta indagine psicologica.
Tutto nasce dal ritrovamento di un biglietto da visita per caso : “Anna Allavena – Portalettere – Lizzanello ( Lecce)” da parte dell’autrice che dopo diverse ricerche scopre essere la sua bisnonna.
Il filo conduttore è la storia di Anna che giunge dalla Liguria nel paesello del marito Carlo con un bimbo piccolo e dopo un’esperienza sconvolgente : la perdita di una bambina. Attraverso la storia della famiglia Greco, che è anche una storia d’amore anzi di diversi amori, Anna inizia una nuova vita in un luogo estraneo, sconosciuto ma che, nonostante il suo dolore e la diversità, riesce a vivere una vita piena e rispettosa di sé, delle sue idee e dei suoi princìpi.
Non riuscendo ad esercitare la sua professione di insegnante, sfida incurante le perplessità del marito ( che ama profondamente) e lo stupore degli abitanti e, senza sentire ragione alcuna, partecipa al concorso per un posto di portalettere, considerato da tutti un mestiere da “uomo”. Questo darà una svolta alla sua vita e a quella di Lizzanello.
Anna si adatta, vuole lavorare e nulla la fermerà, nemmeno il broncio del marito.
E’ una persona colta e intelligente :legge e parla in francese. E’ certamente una donna che si distingue per la sua bellezza , ma soprattutto per la sua personalità e temperamento.
Riesce, prima a piedi e poi in bicicletta, ad arrivare al cuore della gente che dapprima la guarda con diffidenza e sospetto (e qualche donna anche con gelosia e invidia), ma poi ne comprende la bontà e la sua generosità nel momento in cui si presta a leggere o a scrivere sostituendosi con discrezione a chi non è in grado di farlo, tessendo ogni giorno relazioni vere e profonde.
Pronta ad ogni cambiamento e alle novità che mal si adattano alla mentalità del luogo, è la prima donna ad indossare i pantaloni, cosa che per l’epoca appariva assai sconveniente.
Un altro passaggio significativo è segnato dal 2 Giugno 1946, data storica visto che per la prima volta in Italia le donne hanno la possibilità di votare. Anna non ci pensa due volte a dare il suo contributo rispondendo all’Appello dell’Unione delle Donne italiane che a Roma avevano fondato il Comitato pro voto. Una domenica mattina “ armata” di un tavolino e di fogli si era seduta in piazza Castello e aveva avviato la raccolta firme. Anche questa volta la “forestiera” aveva colpito col suo entusiasmo e scosso il torpore soprattutto delle donne che nella maggior parte dei casi erano vittime del padre padrone e della volontà dell’uomo.
Come nel caso di Giovanna “ la pazza” ( così la chiamavano in paese) che Anna ha accolto persino nella sua casa, togliendola dalle grinfie violente di don Giulio, dall’ignoranza, dalla miseria, dalle maldicenze e restituendole una vita normale e soprattutto la dignità.
Il capolavoro finale è il sogno che Anna riesce a realizzare proprio nella vecchia casa di Giovanna in contrada La Pietra, la Casa delle Donne, sogno a cui quasi nessuno credeva, ma che diventa il rifugio e la salvezza di donne sfruttate, violentate e maltrattate, oggetto di coercizione. Questo diviene un luogo di riscatto e di rinascita con i suoi libri, il suo orto, i suoi laboratori. E lo fa dopo la morte di Carlo, superando lo sconforto e la tristezza e offrendo la sua vita agli altri con dedizione e cura.
Come una fata buona Anna riusciva a fare magie e a trasformare ciò che era spento, logoro, morto in qualcosa di bello e a ridare luce e speranza.
Eppure Anna non era una donna di chiesa, si scontrava con la morale del parroco, Don Luciano, con le dicerie di paese, il formalismo vacuo e ipocrita.
Anna era una donna vera e portava avanti le sue convinzioni con fierezza, come quella volta che nel segreto della cabina elettorale anziché votare a favore del marito candidato a sindaco per la DC, mise una bella croce sul simbolo del PCI.
Dopo una vita spesa all’insegna della coerenza anche a costo di sacrifici, Anna merita che il suo ultimo desiderio si realizzi e che la sua esistenza non cada nell’oblio.
“Cara Anna non sarai mai dimenticata per quello che sei stata, per quello che hai fatto, per la tua modernità di pensiero che sembrava sconvolgere la sonnolenza del luogo e del tempo e che trova in te la perfetta sintesi di donna fedele ai propri valori ed in grado nello stesso tempo di amare.
La testimonianza della tua vita prova la determinazione nel rispettare il tuo credo con ostinazione senza lasciarti mai scoraggiare.
Rimani un insegnamento e un grande esempio per le donne di oggi che, seguendo le tue orme, potranno imparare che si può cambiare: basta avere la volontà di farlo.
Quelle stesse orme sopravviveranno al tempo attraverso il tuo ricordo e le parole scritte in questo meraviglioso libro coinvolgente, appassionato, avvincente, capace di catturare le emozioni di chi legge.
Il tuo ultimo desiderio è diventato realtà.”
PS
Ringrazio ancora mio figlio Angelo Matteo per avermi fatto questo regalo e per aver intuito che mi sarebbe piaciuto moltissimo! Forse, se non fosse stato per lui, non l’avrei mai letto.