Voglio il mio bene adesso cosa faccio?
Patrizia Cavalli
Da Pigre divinità e pigra sorte, Einaudi, 2006
Voglio il mio bene adesso cosa faccio?
Non so neanche da dove cominciare.
Perché ho quest’infallibile certezza
quando voglio raggiungere il mio male,
mentre per il mio bene non ho idea
non ho nessuna idea su cosa fare?
forse perché il male è esuberanza
di spirito che anela a straripare
e uscendo poi dal margine rivela
eccesso di materia, dismisura
che si rovescia in varietà di forme,
dissonanza che esalta quel che c’è
non quel che manca. E dunque se lo cerco
io lo trovo, basta muoversi un po’,
intraprendere, volere. Il bene essendo
invece assenza di sostanza, recede
da ogni forma e non si svela: quando lo cerco
diventa il suo fantasma, credo di averlo
e subito mi manca. Se allora
il male è un più e il bene un meno, come
posso volere, cosa spero? Ogni
mia volontà è perdizione. Perciò
dovrei restare dove sono, senza
mente ambiziosa, ma innocente
di tutto, anche del bene,
a questo anche ritrosa.