di Giovanni Raboni
Scolpite nella pietra o impresse a fuoco
su pareti d’acciaio,
tracciate con il minio o con il sangue,
tatuate sulla pelle o nel cuore
lettera dopo lettera
sillaba dopo sillaba
le parole sbiadiscono, svaniscono,
perdono senso e suono
secolo dopo secolo
ritornano tutte a ritroso
a inesistere insieme
dov’erano in principio, nella mente
di chi non scrive – tutte tranne quelle
scritte sull’acqua
(da Sull’acqua)