di Luisa Di Francesco
Se sapessi come stringere quella mano
se conoscessi l’abbandono
lasciar che venga ombra
a sole cocente
se a terra arida opponessi
la trama d’erba
tessuta su ramaglie di velo
se potessi opposta
rinvigorire di linfa
la foglia mite che si prona al gelo
se volessi spalancare
a grido quel sorriso
spento in uno spigolo
rincantucciato
accovacciato
sui ginocchi.
Se riuscissi a rialzare il capo
che ho chinato
e a far di scapole ali
che mi portino a te
a quell’ abbraccio
che non è fiato
ma goccia che erode
più forte di vulcano e tempesta
se sapessi credere
che essere sono
in te consolerei
questa vita mia
che conosce donna
ma non lo sa più narrare.