PROTAGONISTI DELLA NOSTRA VITA- “Marta” di Franca Palmieri
PROTAGONISTI DELLA NOSTRA VITA.
“VOLEVAMO UNA VITA MIGLIORE”
Chi è Marta? Una donna protagonista della propria esistenza negli anni difficili della guerra.
Marta, esempio di una vita responsabile e di una felicità che arriva inaspettata.
Con abile e delicato tocco narrativo, Franca Palmieri ci presenta il ritratto di una donna dalle incredibili risorse, capace di investire tutte le proprie energie in un progetto futuro, come spesso accadeva per molti cittadini in un Paese che voleva risollevarsi dal disastro bellico.
MARTA
Di Franca Palmieri
Marta aveva accettato in pochi giorni un percorso di vita, che non avrebbe mai pensato prima e non sapeva se esserne contenta o rassegnata. Andava incontro all’uomo che aveva scelto come sposo, tenendo stretto il braccio del padre, coetaneo del futuro marito, nel suo semplice abito a fiorellini, semicoperto da un cappotto militare, avuto in prestito. Era l’otto dicembre e l’aria era fredda anche in chiesa. Nessun parente, solo i genitori e due testimoni, che aveva appena conosciuto. Santa Chiara però era emozionante e il delicato canto delle suore accompagnava il battito tremante del suo cuore immacolato, mentre si avvicinava all’altare.
Non era così che aveva immaginato il suo matrimonio, l’unica volta in cui si era innamorata, ma da quel momento in poi la sorte le era stata contraria e la decisione presa l’avrebbe fatta stare meglio. Guardando il sorriso affascinante del futuro marito e i suoi limpidi occhi cerulei, si sentì ben accolta e questo le bastava. La cerimonia fu breve, visti i tempi che correvano. Era stato appena firmato l’armistizio, ma la guerra non era ancora finita e in quella città martoriata da un terribile bombardamento nel marzo del 1944, non c’era molta voglia di festeggiare, quindi andarono a mangiare a casa dei suoi amici, alla presenza dei suoi figli piccoli e poi partirono verso il mare.
Lasciava il paese della sua infanzia, ma non le dispiaceva molto, perché avrebbe dovuto sposare, suo malgrado, un maestro e vivere con sua madre, una donna autoritaria il cui marito aveva ucciso un partigiano. Si era convinta ad avere una vita senza scosse e di secondo piano, del resto senza dote la sua condizione non attirava pretendenti. Filippo invece, folgorato dalla sua bellezza e dal suo fisico robusto, aveva fatto di tutto per dissuaderla, promettendole una vita migliore di quella che avrebbe avuto. Certo aveva trent’anni più di lei, ma era istruito, benestante e di bell’aspetto, le aveva fatto notare sua madre.
Qualche tempo prima Marta aveva preparato i documenti per quel matrimonio senza amore ed era andata in visita dalla sua madrina Pia, per confidarle il suo malessere. Quel giorno, quando lei era arrivata, Filippo stava uscendo dalla casa della donna, balia dei suoi numerosi figli. Vedendo Marta in cortile con la sua chioma ondulata, il corpo armonioso, i fianchi avvolti da una gonna danzante, si distrasse e inciampò, procurandole una fragorosa risata. Imbarazzato, la salutò e lei fece altrettanto pensando: “Ma guarda un po’ questo vecchio! Non ci vede?”
Entrando, raccontò l’accaduto alla madrina, ancora divertita. Filippo invece tornò il giorno dopo da Pia, assolutamente deciso a conoscerla. Quest’ultima non si meravigliò, perché chiunque s’innamorava all’istante di Marta. Era bellissima con quei lunghi capelli neri e gli occhi lucenti; erano belli i suoi modi e le espressioni del volto, le gote rosse e l’amorevolezza del suo sguardo. Conosceva Filippo, da quando le aveva portato il suo primogenito, perché la moglie non poteva allattare. Sapeva che era un bravo uomo e davanti allo stupore della figlioccia, alla notizia di essere stata chiesta in moglie, l’aveva esortata a non considerare solo l’età.
Quella sera Marta, giunta in paese, conobbe i figli maggiori di Filippo e preparò la cena per sette nell’appartamento di una palazzina sulla ferrovia, dove avrebbero vissuto insieme. Era la sua prima notte di nozze, ma non si sentiva molto a suo agio. Sapeva che quei ragazzi, avevano perso da poco la mamma e non sarebbe stato facile far parte della loro famiglia, ma lo sguardo del marito la tranquillizzò. Finita la cena, Filippo disse:
«Marta è mia moglie e da oggi vivrà con noi in questa casa, portatele rispetto».
Nessuno replicò e ognuno si ritirò in silenzio nella propria stanza.
Quella di Marta e Filippo aveva il balconcino sulla strada e mentre lei si sistemava per la notte, lui la attendeva lì, fumando una sigaretta. Intanto mille pensieri si avvicendavano nella sua testa:
“Riuscirò a essere una brava moglie? Sarò in grado di aiutare questi ragazzi? Saprò dargli l’affetto di cui hanno bisogno?”.
Marta aveva solo cinque anni meno del più grande e aveva già capito che avrebbe dovuto lavorare sodo in una casa che l’aveva accolta freddamente. Sapeva che in quel periodo non era semplice sopravvivere, in più nella sua terra, la guerra aveva portato violenze inaudite e lei non era stata certo stata risparmiata. Alle domande che si poneva, quindi si aggiunsero i ricordi di un triste passato, scoraggiandola, quando la voce di Filippo la riportò al presente:
«Sei pronta? Vieni a vedere che bella vista c’è qui!» e appoggiandole una copertina sulle spalle aggiunse:
«È una notte fredda ma limpida e si avvicina l’anno nuovo. Da stasera iniziamo insieme una nuova vita. Vuoi?»
«Sì!» rispose lei ritrovando la forza d’animo che la distingueva.
«Sai, dovremo affrontare diversi problemi e come sai, mi serve una grossa mano, ma appena sarà possibile, potrai scegliere un lavoro tutto tuo. Cosa ti piacerebbe fare?»
«Mi piacerebbe diventare una sarta».
«Allora appena la guerra sarà finita, andrai a Roma a frequentare una scuola di taglio».
«Sarebbe un sogno!» rispose lei.
«Sei una ragazza forte e volenterosa, lo realizzerai!».
In pochi giorni non c’era stato tempo per pensare se la loro scelta fosse giusta, ma volevano una vita migliore di quella che gli si era prospettata. Erano animati dalla stessa speranza, quella di una pace futura e non avevano paura di rimboccarsi le maniche per la crescita di quei ragazzi e dei figli che sarebbero venuti. Insieme seguirono con lo sguardo un treno che passava. Come loro stavano arrivando altre persone in una città che si ripopolava e ognuna aveva un desiderio da realizzare e la stessa speranza. Fu in quel momento che lui la strinse a sé e la baciò.
Quel primo bacio e quelle parole la rincuorarono. Poi furono avvolti da un amore tenero e rassicurante.
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