Di Marina Agostinacchio
Come non avrei potuto in terra croata rintracciare un poeta…
Le ballate di Petrica Kerempuh
Miroslav Krleža
Scrittore poeta intellettuale croato
Zagabria 1893 – 1981
Comunista eterodosso, si sia all’ ingerenza ideologica sovietica sia al socialismo jugoslavo da cui fu espulso
Le ballate di Petrica Kerempuh
Scritte negli anni Trenta in un croato arcaico-contadino di reinvenzione letteraria, queste ballate offrono uno sguardo “dal basso” sulla società croata che va dal 1500, epoca delle prime rivolte contadine, fino all’età romantica e alle tensioni politiche del primo ‘900. Petrica Kerempuh è una specie di chierico vagante braccato da tutti in ogni epoca. L’ironia ribelle e il diffuso sarcasmo delle trentaquattro ballate sono segnate da un forte realismo plebeo fin dal nome del protagonista, che potrebbe essere reso in lingua italiana con “Pierino budello di porco”. I suoi versi fanno risuonare echi di Villon: sono un canto di protesta, di dolore, di irrisione e, soprattutto, di libertà contro le istituzioni e le sopraffazioni di ogni sorta.
Lo scrittore ci fa assistere a un vero e proprio inferno sulla terra da cui si esce non attraverso un atteggiamento mistico ma con un atteggiamento di derisione della realtà e delle sue regole del potere. Non manca un canto di dolore verso gli oppressi
Il mughetto rosa ha un profumo delicato
Il mughetto rosa
ha un profumo delicato,
sulla forca dondoleremo tutti
lentamente.
Ehi, ahi, è arrivata la fine,
per noi maggio non avrà più il suo profumo!
Latrava per tutta la notte quel cane furioso,
per tutta la notte il becchino ha lavorato di pialla.
C’innaffieranno la tomba di piscio,
e sulle viscere nostre getteranno concime di cane a palate.
Il mughetto bianco profuma di morte,
nessuno è tornato vivo dalla forca.
Ehi, ahi, fiorisca pur maggio,
mai da quell’inferno
faremo ritorno.
Le ballate di petrica kerempuh (Einaudi, 2007), a cura di S. Ferrari