Tutto capita d’improvviso
“Ci sono notti quiete…E ci sono notti insonni…”
Questo l’incipit del racconto di Ines Maria Guadagnini che ci lascia sulla pagina una storia cadenzata tra riflessioni e successione di fotogrammi riemersi dal passato e mai veramente obliati.
Tanti sono i modi di richiamare la nostra attenzione sul tema della violenza di genere; Ines ha scelto di tenere alto il faro su questo spinoso problema attraverso una scrittura modulata, delicata e forte al contempo. Grazie, Ines!
Di Ines Maria Guadagnini
Ci sono notti quiete, nelle quali lei si addormenta passando dalla veglia al riposo quasi a sua insaputa.
E ci sono notti insonni, notti agitate, nelle quali i suoi occhi restano sbarrati per ore nel buio di una stanza silenziosa.
Le prime le regalano spesso sogni strampalati, qualche volta piacevoli, altre dolorosi, ma quasi sempre dimenticati al sorgere del sole.
Le seconde invece, le notti insonni, si popolano di pensieri che la trascinano sino all’ alba, quando è ormai stremata a causa del riposo mancato. Nella penombra della luce che filtra dalle persiane si gira e si rigira fra le lenzuola, alla ricerca della posizione giusta. Non trova pace. Mille pensieri si affollano nella mente, uno dopo l’altro corrono, si inseguono, si accavallano, precipitano in un abisso di domande senza risposta.
Prova a rilassarsi, si concentra sul respiro.
Di solito funziona, ma questa notte no!
Le ore scorrono senza tregua: l’una, le due, le tre, le quattro … E così anche i ricordi affiorano, quelli belli e quelli terribili .
Ripercorre i momenti felici, li rivive, se ne appropria nuovamente, certa di ritrovarli lì dove li ha lasciati, tanto tempo fa. Ormai le appartengono, dunque si muove ancora leggera in quelle ore liete e spensierate, mentre ritrova tutto l’incanto di una vita piena, vissuta al massimo.
Ma il tempo, si sa, non dona solo ore felici!
Ed è così che all’ improvviso irrompe il ricordo terribile della tentata violenza da lei subita!
Ne è sconvolta, prova a non , ma è inutile, il ricordo è ancora lì, pronto a catturarla e a farle mancare il respiro, persino la parola :
“All’ improvviso, mentre raccoglievano le more lungo una siepe nella sterminata campagna francese, lui l’afferrò per i capelli, la buttò a terra e le fu sopra come un lupo su di un agnello. Incredula di fronte a tanta inaspettata e sfrontata violenza – come osi toccarmi senza il mio permesso, vigliacco – , incapace di scrollarselo di dosso , prese a scalciare e a gridare, ma capì ben presto che né l’ una, né l’ altra cosa sarebbero servite, data la stazza possente di lui e l’ assenza totale di altre persone in quella terra sconfinata e solitaria.
Allora lei cominciò a piangere.
E iniziò ad implorarlo di fermarsi, sussurrandogli con un filo di voce che non voleva: -Je t’ en prie, je t’ en prie , je ne veux pas, je ne veux pas – ripeteva in un francese scolastico molto approssimativo. Lui si fermò, si guardarono a lungo in silenzio, ansimando entrambi. A quel punto lei tentò un gesto di tenerezza , mentre gli ordinava : -Leve toi ! Il ragazzo si alzò in piedi e tese a lei la mano per aiutarla a rialzarsi. Ripercorrendo la strada fra i campi, senza dire una parola, tornarono lentamente alla casa colonica abitata da decine di altri giovani provenienti da tutta Europa. “
Lui era americano, lei aveva diciotto anni .
Nei giorni e negli anni che seguirono, non raccontò mai a nessuno ciò che le era accaduto, temendo di essere incolpata di leggerezza, di essersela cercata. Per anni evitò di restare sola con un uomo, persino in ascensore.
Non seppe mai se furono le sue lacrime a fermarlo, quelle lacrime così simi ad una resa e invece, forse, così potenti da spegnere ogni impulso di violenza! E se lo chiede ancora in questa notte insonne, anche se ormai è un ricordo lontanissimo.
Perché tutto ciò che ci accade all’ improvviso e inaspettatamente, è destinato a segnarci per sempre, a non essere dimenticato!