Di Luisa Mazzone
Luisa Mazzone ci fa conoscere “ODYSSEO”, la testata settimanale di Paolo Farina
Ascolta Luisa al link: https://anchor.fm/lastanzadellevoci/episodes/Luisa-Mazzone-ci-fa-conoscere-ODYSSEO–la-testata-settimanale-di-Paolo-Farina-e1hmi2e
Caffè con Dante è una rubrica della Testata settimanale online “Odysseo – Navigatori della conoscenza”, testata scoperta, e chiedo venia, per caso attraverso delle mie amiche che hanno avuto la fortuna di incontrare e di avere per Preside Paolo Farina.
Attualità, Economia, Sport, Cultura, Scienza sono altrettanti spazi che si aprono agli occhi di visitatori appassionati del sapere, “navigatori” controcorrente, anime resilienti, in questo mondo sottosopra.
Vorrei potere divulgare “Odysseo” alle lettrici e ai lettori del blog.
Il testo che ascolterete dalla voce di Luisa Mazzone parte da alcuni versi dell’Inferno, Canto III, di Dante Alighieri.
«Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli»
(Inferno, III, vv.40-42)
Caro lettore, adorata lettrice, lo confesso subito: riassumere nello spazio di un “caffè” i contenuti e i temi del terzo canto dell’Inferno non è volo per le mie penne. Davvero ti suggerisco di leggertelo con calma, facendoti magari aiutare da parafrasi e commenti che non ti sarà difficile reperire. Dal canto mio, mi limiterò al consueto balbettio…
«Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente»
(vv.1-3).
Ci siamo. Siamo all’ingresso dell’inferno, il luogo dove ha sede la “città che prova dolore”, un “dolore eterno”, il dolore dei dannati. La triplice ripetizione «per me si va» serve proprio a porre l’accento su quello che si chiama “climax ascendente”, una sorta di ascensore per enfatizzare sempre più il concetto che si vuole esprimere. In questo caso, il climax serve a enfatizzare l’angoscia: la città è “dolente” perché la sua sofferenza è eterna ed è eterna perché è lo spazio di chi si è perduto per sempre, dato che ha smarrito «il ben dell’intelletto» (v. 18).