Introduzione di Marina Agostinacchio
Come per improvvise illuminazioni, Sofia Procopio,giovane liceale, ci propone, attraverso immagini tra il reale e l’ onirico,un suo scritto.
Testo di Sofia Procopio
“Nozze D’umbria”
Una donna adibita di bianco
Un fanciulletto ancor dal passo di gatto
che guarda assopito
una bimba graziosa
Una femmina ricca d’età
ma il cui cuore non ha mica mai dimenticato
le passioni
le gioie
le folli sere d’un tempo
Una danzatrice abile
dall’abito sfuggente e i piedi nudi come la sua anima
tutt’uno con la musica e la terra
Una famigliola in lite
coi volti aggrottati e i cuori piangenti
Un camerier gentile
che mai più rivide
la sconosciuta vestita di fiori
che al suo cuore parlò
d’amore, di sogni e poc’altro
Il garzone zelante,
scaltro,
con
tra le mani
coppa, bottiglia e tabacco
e altre cose gioiose
da festa dei folli
e da follie di festa
La zia del sud profondo
tutta in giallo vestita
traboccante di balli e ricordi
che braccia e gambe agita lieta,
per lasciar a ieri qualche amarezza del vivere
e per dimenticare
che da ogni viaggio prima o poi si fa ritorno
così come alla realtà da ogni sogno leggero
La silente ricca baffuta
che lo sguardo all’insù porta indigesta dinnanzi a bimbi e fiori e risa
La mamma magra di amore e tempo
La musicante gioiosa di virtù
e tacente di opinioni moleste
sulla sera corrente e i suoi vizi
Il padre che veglia,
da dov’è,
da lassù
E suona e ride e accompagna all’altare
La nonna che lo tiene per mano, finalmente,
come quando era bambino
Il paggetto coi calzoni larghi
La damina cogli occhi azzurri azzurri
Le canzoni d’ogni dove
I piatti d’ogni terra
I volti d’ogni vita
Ed
ecco l’uomo
in giacca e cravatta e con due anelli tra le mani,
pronto,
si spera,
a giurar amore con ritegno
ché consapevole che l’eternità non esista,
ma che l’amore
per la donna adibita di bianco
renderà eterno ogni giorno,
finché Venere terrà uniti e saldi
i loro piaceri
i loro voleri
i loro
(oso dir)
eternamente giovani cuori.