“Mastica la rabbia”, di Patrizia Anconetani. Voce di Marina Agostinacchio
INFRANGERE DIVIETI: VITA ARTE CORAGGIO
Le emozioni depositate sul foglio.
La versatilità nella scrittura è una forma d’Arte. Se poi essa viene espressa da una donna, assume connotati di particolare rilevanza.
Come dichiara le proprie emozioni una donna? Quale aspetto di sé mette in evidenza e soprattutto come riesce a “dire” con parole la sofferenza, la rabbia, lo scioglimento di ogni tensione?
Oggi vi lancio un invito a leggere questo meraviglioso testo di Patrizia Anconetani e ad accompagnarlo con la voce di Marina Agostinacchio che potrà accompagnare la lettura ai link:
Mastica la rabbia, lascia che si trasformi, che ti trasformi, nella ruota che gira su se stessa e ti trascina, come un filo nell’acqua, gonfio di pioggia e lacrime, mentre perde il colore e diventa morbido.
Hai stretto quella rabbia tossica tra le gengive troppo a lungo, nel suono scomodo di porte sbattute, un presente che è già passato visto di spalle, camminare su piedi grandi, la testa che ti fa male piena di acqua che preme dietro agli occhi, alla radice del naso.
Quanto tempo gettato via, come se non contasse, come se un giorno non lo avresti richiesto indietro, un indennizzo che ti sei meritata ma non avrai.
Lo hai lasciato andare via questo tempo di diamante, tagliente e brillante, cangiante di luce attraverso, seduta su una sponda con le gambe penzoloni, si portava via tutto e tu non sei riuscita a fermarlo, forse neppure a viverlo.
E aveva dentro già l’amaro del rimpianto, strozzato dai se di un vivere possibile non scelto, convinta di poter percorrere un’unica strada, solitaria, triste, nascosta dentro la luce che preme.
Nasce dal profondo di un respiro completo l’energia della rinascita, della possibilità che apre spiragli, raddrizza la schiena, alza lo sguardo.
Pian piano un’ombra sottile, di luce che ha la tua forma, si affaccia allo spiraglio degli occhi, spingendo forte per vedere.
Forte, come te.
Stanca di rabbia, piena di pace che stira le labbra in un sorriso dolce.
Eccoti qui, parte di me che brilla, energia di muscoli tesi, la corsa che muove le gambe e le braccia, veloce verso la salita, perde pezzi di dolore muovendosi tra l’erba di un prato fiorito, colorato come la primavera sa fare, con il vento in faccia, con i capelli scompigliati, lunghi, lunghissimi sulle spalle, fino alla schiena, come una carezza.
Il vento ti porta via, il suono del mare ti dà i tempi, corri sulla duna e il graffio dei rovi non ti disturba, è promessa di more succose, da sporcarsi la bocca e le mani.
Ti fermi in cima e l’alba ormai ha disegnato sul mare un tappeto di lucciole, il cielo azzurro si dà il cambio con la linea dell’orizzonte sul mare, da lassù dimentichi la rabbia, cominci a guarire.