di A.R.
Il filo conduttore dell’esistenza umana è proprio l’Attesa.
Se ripercorriamo la nostra vita, ci rendiamo conto che ogni stagione è caratterizzata proprio da questa tensione verso qualcosa: un sogno, una speranza, un progetto.
L’etimologia di attendere, ad-(verso) e tendere vuol dire “prestare attenzione a qualche cosa. ”
Solo più tardi , nel Medioevo assumerà il significato che attribuiamo noi oggi a questo termine, che è quello di aspettare.
In ogni caso le situazioni di attesa sono veramente innumerevoli: la madre attende la nascita del proprio bambino, poi invece il suo ritorno da adulto.
I ragazzi attendono la festa, la domenica, le vacanze…
Si attende un Amore, una lettera ( oggi una mail), una telefonata, un lavoro.
Il periodo antecedente al Natale, infatti, si chiama “Avvento”.
Nel corso della storia i pastori attendevano il Messia; nel vangelo di Luca il padre misericordioso attende il figlio perso e poi ritrovato.
Nella Letteratura G. Leopardi dipinge come in un affresco la “ donzelletta “ che si prepara al dì di festa ornando il petto e il crine.
E si potrebbe continuare all’infinito.
E’ in questa attesa che palpita la Vita con le sue emozioni, i sentimenti, le paure, le ansie che si accavallano e si intrecciano a volte in maniera confusa e irrazionale, ma che ci fanno sentire il nostro respiro e danno un senso al nostro essere.
L’uomo che non si aspetta più niente si appresta alla Morte. Come i giorni vuoti e tristi degli anziani, come l’albero di Pirandello che “ sogna e sogna” aspettando invano la sua stagione, come l’hidalgo rinsavito di M. de Cervantes che muore quando non ha più nessuno da salvare e nessun sogno da inseguire.