LA FORZA DELLE DONNE
Di Ines maria Guadagnini
In questi giorni sono andata a fare gli auguri alla Bruna, mamma di una mia carissima amica: ha compiuto novantanove anni, è in buona salute e sorprendentemente lucida di mente.
Mi ha aperto Olga, la sua badante, una giovane e bella signora ucraina, con i capelli neri e gli occhi di un blu intenso, un blu come quello del mare calmo nei giorni di bonaccia.
“ Ciao Bruna, come stai ? Tanti auguri di buon compleanno” le ho detto porgendole un cestino di fiori.
Lei, seduta sulla sua poltrona, mi ha accolto con un sorriso luminoso e sereno, quello che indossa da quando la conosco, nonostante la vita non le abbia risparmiato fatiche e dolori.
Tutto intorno è ordinato e pulito. La televisione accesa trasmette immagini di guerra, ma noi non le guardiamo. Ci perdiamo invece in chiacchiere e ricordi e lei, la nonnina, tiene il filo del discorso in modo perfetto .
Ma poi, attirata dalle immagini che scorrono sul video, ricorda la guerra che aveva vissuto lei quando era ragazza: ne parla con un po’ di distacco, quello che si riserva alle vicende accadute in un passato ormai lontanissimo, ma in realtà il tono si fa accorato quando mi racconta che anche lei aveva paura dei bombardamenti sulla città. Poi, sorniona, aggiunge che però dormiva tanto a quel tempo e non sentiva mai la sirena che annunciava l’ arrivo delle bombe, dunque era sua sorella a svegliarla e a trascinarla nel rifugio antiaereo, poco lontano da casa. Ride un po’ al ricordo di quella sua incoscienza di ragazza, nonostante i momenti fossero drammatici e la situazione pericolosa.
La badante ci raggiunge per offrirmi un caffè, e … si ferma per un attimo a guardare la guerra alla TV, in silenzio.
“ Da quale città viene, Olga ?” le chiedo con apprensione
“ Da Odessa” risponde con un filo di voce
“ Oh mio Dio – esclamo spaventata – e chi ha lasciato là ? “
“ Mio marito e i miei genitori, che non stanno bene. Per fortuna, invece, mia sorella è riuscita a scappare “
I suoi occhi blu ora sono un mare in burrasca e si velano di lacrime, che però trattiene con la dignità di una regina.
La guardo e vorrei abbracciarla per farle sentire che il suo dolore è anche il mio.
Restiamo mute, la Bruna allarga le braccia in un segno di sconforto, solo i nostri cuori rimandano l’ eco incessante di un desiderio: mai più, mai più questo strazio !!!
E noi siamo qui, in questa stanza pulita e ordinata, tre donne ognuna con la propria storia e le proprie battaglie, ma accomunate dallo stesso grido:
“ Basta, basta con queste armi seminatrici di dolore e di morte ! “
Esplode con fragore assordante l’ orrore della guerra, nei pensieri, nei ricordi, nelle immagini che scorrono alla TV .
Ci sorridiamo appena, ci confortiamo, speriamo insieme in un giorno migliore, oggi, domani o dopo domani, pur che finisca tutto presto, pur che le mamme con i bambini non debbano più scappare correndo fra la neve e le macerie, i vecchi non debbano essere strappati dai loro letti, gli uomini non debbano difendere la loro terra con le armi …
Sto per andarmene, saluto la Bruna con la promessa che tornerò presto a trovarla, perchè mi è cara; saluto anche Olga e il mio sguardo è pieno d’ amore per lei.
E ripenso alla forza della vita, alla forza delle donne come Bruna , Olga e innumerevoli altre, che seppur piegate dagli anni, dalla fatica e dal dolore, non si arrendono alle avversità, al sopruso, alla barbarie.
Perché le donne portano la vita e per questo amano la pace !