di Cloe Sei
INCIPIT
Generalmente a quell’ora le strade del paese cadevano in uno strano torpore, rotto solo dallo sbattere sui muri dei panni appesi alle corde. Ma quella era una sera particolare e l’infuriare dello scirocco faceva addirittura schioccare, simili a colpi di frusta, i miseri bucati stesi ad asciugare. Accadeva spesso che il rumore dei panni cessasse all’ improvviso per i bizzarri capricci del vento che, a volte flagellava il paese per giorni e giorni, altre cessava all’improvviso, portando una quiete inattesa e di breve durata. E come il vento viene e va, anche le esistenze della gente del paese seguivano il gioco della vita, loro malgrado, agitate da folate improvvise, sconvolte da uragani violenti, rasserenate da bonacce insperate. E come le esistenze, anche gli umori collettivi mutavano condizionati da questo o da quell’episodio, da questa o da quella diceria.
Era l’ora in cui sedie e scannetti venivano riportati all’interno delle dimore ed in cui i rumori si spostavano nelle case insieme al vocio dei bambini. Solo un lontano scampanellio s’avvertiva: erano le greggi che tornavano dal pascolo per riposare in grotte alla base delle mura di cinta del paese, a due passi dal mare che, immenso, si allargava senza confini. Insolitamente, però, quella sera le sedie e gli scanni erano tutti nella piazza del paese. Gli interni erano quasi vuoti; i pastori già rientrati. Era una di quelle sere durante le quali si fanno e si disfano le vite degli uomini, sino a quando non interviene la mano di Dio a rimettere le cose a posto.
La storia di cui vi narriamo è una storia di sempre. E’ la storia di una donna, forse non proprio come tante altre, ma pur sempre di una delle tante donne sparse nel mondo e perdute nel tempo. E’ una donna che è sempre esistita e che esisterà sempre. Ciò che non conta è se esista ancora il paese in cui ella visse, essendo la vita degli uomini sempre soggetta al capriccio del vento, ovunque ossa si consumi. Questa che stiamo per narrare è, insomma, la storia di Ada.