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IL MIO BORGO: TRA IMMAGINE E PSICHE -Porto Tolle – li ’dove il fiume Po e il mare si incontrano

Prosegue la nostra rubrica estiva con i meravigliosi borghi della memoria!
Ines Maria Guadagnini con il suo borgo tra parole e video
Porto Tolle, una località sul Delta del Po,racchiusa tra due rami del grande fiume

Siamo partiti da Padova di buon mattino, sapendo che saremmo arrivati a destinazione dopo circa due ore di viaggio. La giornata si annunciava soleggiata, ma non afosa e ciò faceva ben sperare circa la godibilità delle ore che avremmo trascorso al mare, sulla spiaggia di Porto Tolle. Quest’ ultima è una località sul Delta del Po, racchiusa tra due rami del grande fiume e tagliata a metà da un terzo ramo, detto Po di Venezia. Già strada facendo avevamo colto l’unicità del paesaggio, che qui nel Delta alterna paludi, barene, lagune e insenature con spiagge sabbiose e brulle. Scarsamente abitato, non presenta interventi di trasformazione dell’ambiente naturale da parte dell’uomo, se non per le poche case a carattere agricolo sparse fra distese di campi coltivati e risaie, così simili queste a quelle nel vercellese in Piemonte… non mi aspettavo di vederle anche qui! Argini imponenti, che dividono la terraferma dall’ acqua, rendono il paesaggio davvero impareggiabile.
Ma eccoci giunti finalmente sulla spiaggia attrezzata, decisi a concederci il rito classico della giornata al mare: ombrelloni, lettini, relax, tante chiacchiere e un buon pranzo di pesce.
Voci di bagnanti, grida di bambini, risate nell’ aria sul Delta del Po!
Poi, nel pomeriggio, la decisione di fare una passeggiata.
Mi avviai dunque, con l’intenzione di raggiungere la spiaggia libera per arrivare sempre più in là e godere di una natura che avvertivo potesse essere davvero incontaminata. Fu così che feci una scoperta che inizialmente mi lasciò sconcertata: infatti, man mano che procedevo, trovavo lungo la riva, con sempre maggiore frequenza, non solo barriere di rami, rametti, bastoncini e simili, ma addirittura tronchi interi! Come era possibile fossero lì? Poi la risposta, emozionante per me, arrivò: erano i detriti che, dopo un lungo viaggio, il grande fiume Po riversava finalmente in mare. E il mare Adriatico, ora furioso ora gentile, li riportava a riva e li depositava sulla sabbia, quasi a voler rendere il maltolto.
Incuriosita, rimasi ad osservare un tronco abbandonato al suo destino, immaginai l’ incontro violento o quieto delle acque del Po con le onde del mare, quel Po che già a Torino scorre maestoso e solenne. Mi chiedevo se l’incrociarsi di quelle acque, così diverse, assomigliasse di più ad una guerra o ad una danza. E volli sperare in un loro abbraccio vitale e appassionato, comunque complice! Mi sarebbe piaciuto vederlo quell’ incontro, provai ad immaginarlo come una danza di flutti, onde, gorgoglii, sbuffi, spruzzi, impennate per poi spegnersi in una calma ritrovata. Così come ho sempre desiderato, fin da bambina, arrivare alla sorgente del Po per vedere se davvero un grande fiume può nascere da un rivolo d’acqua, o scoprire quale mondo si cela al di là dell’orizzonte marino !
E’ il fascino dell’acqua, sorgente di vita!
Quando poi mi incamminai sulla via del ritorno, non sapevo però che un altro spettacolo mi stava aspettando. Volgendo lo sguardo verso il mare, infatti, vidi un ragazzo che al largo praticava il kitesurf: con i piedi piantati sulla tavola, manovrava con maestria e forza l’aquilone gonfio di vento, tenendo ben salda la barra collegata ai fili. Mi fermai per ammirare la sua bravura, le sue evoluzioni sul pelo dell’acqua: alternava affondi velocissimi verso l’orizzonte lontano, per poi tornare vicino alla riva, scivolando sulle onde come in una danza primordiale. Attendevo che tornasse al largo, lo seguivo con lo sguardo fino quasi a perderlo di vista, ma poi tornava, si raddrizzava dopo una virata che sicuramente lo aveva spossata e riprendeva a danzare sulle onde, fiero e bellissimo, fino a raggiungere ancora la riva. Leggevo nel suo andare l’orgoglio della sfida vinta nel sentirsi libero sulle ali del vento. Mi arrivava, contagiosa, la sua felicità.
Passo dopo passo, raggiunsi quindi il mio ombrellone .
Lì ripensai agli incontri fatti durante la passeggiata, reali o anche solo immaginati: al fiume, al mare e a quel ragazzo sul suo kitesurf.
Rivedevo la loro danza, ognuno interprete del proprio andare come atto supremo di libertà.
E sentivo scorrere la vita come acqua sorgiva anche dentro di me!

Guarda il video!

VIDEO https://youtu.be/MnGoT_OOtVY

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