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Il mare

Il Mare di Lisa Manno Sforza

Il mare
Mi mette in crisi, il mare.
Incessante nel suo frenetico movimento,
rumoroso, ripetitivo.
Che in un attimo monta e si fa minaccioso.
Non so se lo amo o lo odio.
Il mare.
Sono nata in una città di mare ed esso ha sempre fatto parte di me,
degli elementi della mia vita.
Allora,
mi piaceva.
In quelle mattine tranquille d’estate, quando solo una leggera brezza spirava.
E lui
se ne stava lucido e
silenzioso,
sciabordando quietamente.
Lo salutavo col cuore, prendevo la rincorsa e mi tuffavo,
piccolo pesce buffo con occhi di vetro.
Scrutavo lo specchio del suo fondo alla ricerca delle stelle cadute,
di notte,
dal cielo.
Le ponevo in un secchiello e le guardavo,
curiosa,
arrampicarsi sul bordo,
per fuggire e ritornare al mare.
A volte le dipingevo di ogni colore e
ne facevo collane che volevo per me, per essere più bella e per sognare.
Allora non mi angosciava.
Mi piaceva guardarlo dalla collina,
affacciata al balcone della nostra casa assolata.
In lontananza
era sempre tranquillo e
non sentivo il fragore della sua voce, solo la musica mi raggiungeva e
il suo profumo mi penetrava.
La sua musica era il coro degli echi,
delle sue infinite e misteriose creature.
Ora ha solo dissonanze, frastuono,
chiasso disordinato.
Immagino i suoi abissi, orribili e
freddi.
Vedo milioni di navi spezzate, miliardi di corpi rubati,
di tesori sottratti,
persi
per sempre. Nascosti alla vita.
Perdita, morte, liquefazione.
Il mare.
Non so se lo amo o lo odio.
Per tanti anni,
nel corso della vita, l’ho abbandonato.
Sono andata a vivere in pianura: mare relitto.
E lui lo vedevo di rado, a volte solo
d’estate.
Il suo distacco mi provocava una gran malinconia, era come una perdita dolorosa.
-Chi sei?-
mi diceva sommesso.-
Non ti riconosco più,
mi hai abbandonato e
ora sono io che non ti voglio. Va via,
torna alla tua pianura:
mare fossile.
Poi, violentemente,
è rientrato
a far parte della mia
vita.
L’ho girato e rigirato in lungo e in largo, ho cercato di parlargli,
di carpire i suoi segreti,
di leggere i suoi segni,
di capirlo.
A volte mi è stato amico,
più spesso infido,
come un nemico che voglia la tua pelle.
Lo guardavo dalla barca e gli dicevo: -parlami,
spiegami i tuoi misteri,
svelami la tua bellezza,
ti prego non mostrarmi il tuo male.
Lo so che io vengo da te, e a te tornerò-.
Allora una sensazione di ribrezzo percorreva il mio corpo dalla testa ai piedi e
ritraendosi,
come un’onda,
lasciava sulla spiaggia della mia anima, l’angoscia.
Non so se lo amo o se lo odio.
Il mare.
Certamente
è inaffidabile ed immenso, imprevedibile e
cinico.
Tutto vuole e tutto ha.
Non è mai vinto, nè umile,
nè modesto.
E’ insopportabile. Lo detesto.
Eppure
amo i suoi colori,
quando se ne sta calmo calmo a sciabordare
con le sue dita sulla sabbia, e
pure lo amo quando è infuriato chissà perchè,
ed è come Dio e schizza spuma e vendetta.
C’è uno strano sentimento che mi unisce
al mare.
Non so se lo amo o se…
invece lo odio.

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