Giovedì libro!
La proposta di oggi è un libro davvero coinvolgente per contenuto e scrittura affascinante. Autore di questo lavoro è Daniele Cellamare, uno scrittore appassionato di storia.
Ascoltane un frammento dalla limpida ed espressiva voce di Luisa Mazzone al link: https://anchor.fm/lastanzadellevoci/episodes/GLI-ARTIGLI-DELLA-CORONA-DI-DANIELE-CELLAMARE-LEGGE-LUISA-MAZZONE-e1s83vm
Sinossi del libro:
Sono passati cinque anni dalla notte in cui, in fuga da Nanchino per ricostruirsi una nuova vita, Maylin
ha visto il suo Shaoran cadere nelle acque nere del porto, abbattuto dal fuoco di un Taiping, i fanatici
Adoratori di Dio che stanno insanguinando il Regno di Mezzo per abbattere la dinastia Qing. Devastata dal dolore ma non rassegnandosi mai all’idea che il suo Piccolo Lupo sia morto, la giovane donna si mette in cammino per raggiungere Shanghai e portare in salvo suo figlio.
E mentre l’esercito imperiale fatica a soffocare l’avanzata dei Taiping, favorita dalle conseguenze della Guerra dell’oppio, le potenze occidentali puntano a espandere il loro dominio sulla Cina e a legalizzare il commercio dell’oppio, e chiedono al governo di Pechino la revisione dei trattati.
Di fronte al rifiuto dell’imperatore Xianfeng di negoziare, la Gran Bretagna e la Francia assediano il porto di Canton prendendo a pretesto l’uccisione di un missionario francese e l’arresto dell’equipaggio della nave Arrow, accusato di pirateria, dando avvio a un nuovo conflitto, mentre infiammano le ribellioni antidinastiche dei Nian e dei musulmani, e la Cina prova ad avviare un processo di modernizzazione.
SELEZIONE BRANO PER LA LETTURA
Gli Artigli della Corona
Capitolo 1) Il pirata con gli occhi azzurri
«Sei ancora troppo piccolo».
«Mamma, ho quasi sette anni!».
«Appunto, dovrai crescere ancora un po’».
«E quanto dovrò aspettare?».
«Adesso smettila Ming, e stai fermo con la testa».
Maylin gli stava raccogliendo i capelli per il tradizionale codino che anche i bambini erano obbligati a portare secondo le ordinanze imposte dalle autorità Qing. Nonostante fossero passati secoli, quell’acconciatura continuava a non essere vista di buon occhio dalla popolazione cinese, che la percepiva piuttosto come una forma di sottomissione alla cultura dei conquistatori manciù, a quel modo di vivere che non apparteneva all’Impero Celeste. Nei primi anni di quella coercizione, i Qing erano arrivati a massacrare chiunque avesse rifiutato di portare il codino e radersi la testa: un presunto insegnamento di Confucio, che riteneva i capelli un’eredità degli antenati da non danneggiare con il taglio, avrebbe prescritto la rasatura della parte anteriore del capo, sopra le tempie, ogni dieci giorni. Tuttora, opporsi a quest’obbligo era considerato un tradimento verso la dinastia regnante, passibile della pena di morte.
«Abbiamo quasi finito», disse Maylin accarezzandogli la testa.
«Mamma, perché non posso portare i capelli sciolti?».
Quella domanda innocente le evocò immediatamente gli uomini dalle Lunghe Chiome, i sanguinari Adoratori di Dio che tenevano i capelli lunghi sciolti sulle spalle come segno di un irraggiungibile ideale rivoluzionario, a simboleggiare la totale mancanza di lealtà nei confronti dei Qing e la spietata volontà di cambiare il mondo. Quegli uomini violenti e inarrestabili chiamati “Taiping”, che avevano occupato la città di Nanchino proprio quando lei e Shaoran stavano provando a rifarsi una nuova esistenza dopo i soprusi e le angherie subìti. Ma l’amore della sua vita non era riuscito a scappare. «Perché i capelli lunghi li portano gli uomini cattivi».
«E io sono buono, mamma?».
«Sì, Ming, tu sei un bambino buono, e dovrai continuare a esserlo tutta la vita, ricordalo».
Il bambino annuì lentamente con la testa in segno di solenne promessa. Maylin si ritrovò a pensare che la stessa imposizione non era stata adottata per le donne, lasciate libere di portare l’acconciatura che preferivano, ma non riusciva a scacciare il ricordo di Shaoran che suo figlio le aveva fatto tornare in mente. L’ultima volta lo aveva visto cadere in acqua colpito da un proiettile esploso da uno di quei Taiping con i capelli lunghi. Era rimasta immobile, sul molo del porto di Nanchino, con il piccolo Ming in braccio avvolto in una vecchia coperta consunta, ma non si era mai arresa all’idea che fosse morto.
Non lo aveva visto riaffiorare tra i flutti neri in quella fredda notte di ottobre, ma poco lontano aveva scorto la sua camicia bianca, quella su cui aveva ricamato la frase del maestro Feng Hai, la stessa che il vecchio aveva pronunciato poco prima di essere ucciso: Libera il cuore dalla rabbia e dal dolore. L’aveva impressa dietro il colletto della camicia, nascosta da un pezzettino di stoffa chiara, usando la nushu, l’antica scrittura segreta delle donne a cui l’aveva introdotta Li Wang, la vecchia insegnante che aveva conosciuto nel villaggio di Pingan, tra le stupende risaie a terrazza che circondavano le basse colline dello Guangxi.
Tra mille difficoltà, stringendo il bambino al petto, era riuscita a recuperare quella camicia e da allora l’aveva sempre portata con sé. Proprio quella drammatica notte, lei e il suo amato Shaoran avevano deciso di lasciare Nanchino e di rifugiarsi a Shanghai, lontano dalla furia assassina degli Adoratori di Dio, ma gli eventi l’avevano costretta ad affrontare il viaggio da sola, a piedi, con il piccolo Ming tra le braccia. Dopo più di due settimane di un cammino irto di pericoli e rallentato dalla fatica, era infine riuscita a raggiungere Shanghai ed era fermamente convinta che lì sarebbe giunto a cercarla il suo grande amore. Un giorno avrebbe bussato alla sua porta e a lei sarebbe mancato il respiro, lo avrebbe abbracciato stretto e poi avrebbe fatto avvicinare il piccolo Ming, che da più di cinque anni aspettava di conoscere suo padre.
Neanche una volta Maylin aveva pensato che fosse morto, e lo avrebbe aspettato tutta la vita se fosse stato necessario. In cuor suo ne era convinta, sarebbe tornato da lei. Nella regione del delta del Fiume Azzurro, Shanghai era diventata uno dei porti più importanti della Cina, con il controllo quasi esclusivo delle operazioni doganali per il commercio estero. Subito dopo la guerra con la Corona britannica, la città era rimasta sotto il governo delle autorità Qing, anche se fuori dalle mura gli inglesi, i francesi e gli americani avevano ottenuto grandi concessioni per i loro commerci.
Quella città era piaciuta subito a Maylin, affascinata da una popolazione in continuo movimento, con i lavoratori provenienti dalle province vicine ma anche dalle regioni più remote. Aveva dovuto imparare il dialetto wu, parlato da quasi tutti i cittadini invece del mandarino ufficiale, e aveva preso l’abitudine di andare con il piccolo Ming nel Chenghuangmiao, il Tempio degli dèi della città, per rispettare la religione tradizionale cinese. Le erano piaciute anche le abitazioni locali, costruite su due piani con i mattoni scuri che chiamavano shikumen, nei vicoli stretti con l’entrata sigillata da un arco in pietra e con l’antico acciottolato che univa le case. Erano tutte dotate di un piccolo cortile e Maylin aveva imparato che doveva essere vissuto come una stanza vera e propria. Aveva imparato anche a utilizzare l’acqua piovana per la coltivazione dell’orto domestico e con questo sistema era sempre riuscita a mettere qualcosa nel piatto di suo figlio.
Anche se non poteva permetterselo, aveva ammirato il cheongsam, il tradizionale abito femminile dal taglio snello e aderente, che le donne usavano a volte arricchire con accessori occidentali, come le grandi sciarpe di seta chiara.
«Mamma, quanto tempo dovrò aspettare ancora?».
«Vieni qui, tesoro, siediti vicino a me».
Il bambino si sistemò sul cuscino ai piedi della madre. «Ming, sei ancora troppo piccolo, non puoi andare a cercare tuo padre».
«Ma io voglio conoscerlo!».
«Certo, lo conoscerai… te l’ho detto, lui sta facendo la guerra contro gli uomini cattivi, appena avrà finito tornerà a casa».
«E se non torna?».
«Oh, stai tranquillo, tornerà, lui è un uomo forte e coraggioso, adesso combatte per la nostra famiglia, per te e per me… non devi temere, tornerà presto».
Le doleva mentirgli, ma le era sempre mancato il coraggio di raccontagli come erano andate veramente le cose, ammesso che riuscisse a ricostruire con semplicità le vicende drammatiche che lei e il suo amato avevano dovuto affrontare. Il bambino abbracciò le gambe della madre e Maylin gli accarezzò la testa.
«Tornerà da noi, vedrai che tornerà, dobbiamo solo aspettare».
Daniele Cellamare è nato nel 1952 e si è laureato in Scienze Politiche all’università LUISS Guido Carli. È stato docente presso la Sapienza di Roma e il Centro Alti Studi della Difesa. Autore di numerose pubblicazioni di storia contemporanea, ha curato diversi saggi geopolitici:
I BALCANI
DAL CONFLITTO ALLE PROSPETTIVE DI INTEGRAZIONE EUROPA
(Antonio Stango Editore, 2015)
IL CAUCASO
DALL’URSS A PUTIN, IL DILEMMA DI UNA REGIONE DI FRONTIERA
(Bordeaux Edizioni, 2018)
I CURDI
IL POPOLO SCOMPOSTO
(Ferrari Editore, 2019)
CIPRO
L’ISOLA CONTESA
(Les Flaneurs Edizioni, 2020)
LA FASCIA DEL SAHEL
IL MONDO DIMENTICATO
(Les Flaneurs Edizioni, 2021)
IL LIBANO
TRA UNITA’ E LACERAZIONI
(Les Flaneurs Edizioni, 2021)
L’AFGHANISTAN
IL PAESE DILANIATO
(Les Flaneurs Edizioni, 2021)
I MURI D’EUROPA
DAL FILO SPINATO AL CEMENTO
(Les Flaneurs Edizioni, 2022), (Gruppo Doctis Ardua), attualmente collabora con «Rivista Militare» e altre testate nazionali.
È stato direttore dell’Istituto Studi Ricerche e Informazioni della Difesa e autore di numerose pubblicazioni di storia contemporanea.
Ha collaborato con testate e radio-televisioni nazionali.
Vive a Roma ed è appassionato di studi sulla storia militare.
ROMANZI STORICI:
GLI USSARI ALATI (LES FLANEURS EDIZIONI)
Finalista Premio letterario Piersanti Mattarella (Palermo, 2015)
LA FORTEZZA DI DIO (TEMPESTA EDITORE, 2018)
Vincitore del Primo Premio del Concorso Letterario Nazionale “Città di Cologna Spiaggia”,
Sezione Romanzi Storici, Associazione Culturale Il Faro (2021)
Finalista nel Concorso Letterario Tre Colori, Sezione Narrativa (2022)
LA CARICA DI BALAKLAVA (LES FLANEURS EDIZIONI, 2020)
Segnalato tra “Libri Preferiti 2020” Associazione Le Penne Irriverenti (2020)
Selezionato nella Narrativa Edita del Premio Internazionale Città di Como (2020)
Vincitore del Premio Speciale Cultura assegnato dall’Associazione Nazionale Sociologi (2021)
Vincitore del Primo Premio del Concorso Letterario Tre Colori, Sezione Narrativa (2021)
Vincitore del Premio Narrativa Storica del Concorso Letterario Residenze Gregoriane (2021)
Secondo classificato nel Premio Letterario Internazionale Victoria 3.0 (2021)
Finalista nella Rassegna Multimediale Città di Caserta (2022)
Inserito per la Narrativa nell’Antologia del Premio Internazionale Vitruvio (2022)
Vincitore del premio Romanzo Storico nel Concorso Letterario Lago Gerundo (2022)
Secondo classificato nel Concorso Letterario Carlo d’Asburgo, Narrativa Storica (2022)
Finalista nel Concorso Letterario Argentario, Narrativa Storica (2022)
Traduzione in spagnolo per il Grupo Editor Visiòn Net S.I. Acci Ediciones, Madrid (2022)
IL DRAGO DI SUA MAESTA’, LA PRIMA GUERRA DELL’OPPIO (LES FLANEURS EDIZIONI, 2022)
Secondo classificato nel Premio Casentino, Sezione Narrativa (2022)
Selezionato nel Premio Città di Sant’Elpidio, Libri a 180° (2022)
Menzione d’Onore nel Concorso Letterario Nazionale “Città di Cologna Spiaggia” (2022)
Attestato di Merito dal Centro Studi di Storia Moderna e Contemporanea (2022)
GLI ARTIGLI DELLA CORONA, LA SECONDA GUERRA DELL’OPPIO (LES FLANEURS EDIZIONI, 2022)