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Il borgo di oggi: Savignano sul Panaro

Oggi, camminiamo con Rita a Savignano sul Panaro, in provincia di Modena, seguendo i suoi passi, sospesi tra storia, arte, memoria archetipa.

L’antico borgo medievale che sorge nella parte alta di Savignano è un borgo arroccato come tanti, ma particolarmente ricco di suggestioni e di fascino che risale a tempi antichi, e anche antichissimi.
Vi giungiamo verso il mezzogiorno di una domenica calda d’estate, le strade sono deserte, il silenzio lo fa apparire disabitato, anche se l’abbondanza di fiori freschi che ornano terrazzi e pozzi testimoniano la presenza e la cura dell’uomo.
Il castello dominato dall’antica torre, la casa di “Matilde di Canossa”, l’Oratorio, purtroppo chiusi al pubblico, portano la testimonianza di un passato importante e ricco di storia.
Risalendo verso la chiesa che domina l’altura è impossibile non farsi trascinare nel tempo passato e immaginare fasti e povertà di queste epoche lontane.
Un’occhiata verso la vallata mi fa tornare alla mente che questa zona era abitata in epoche preistoriche e che esiste una straordinaria testimonianza materiale di un tempo profondo in cui la figura femminile era di enorme importanza.
Qui, infatti è stata ritrovata la “venere di Savignano”, una statuetta in pietra dura di poco più di 22cm, scolpita circa 25.000 anni fa, oggi conservata al Museo Pigorini di Roma e di cui Savignano conserva una copia nel Museo della Venere.
Quest’opera appartiene al periodo detto Gravettiano, periodo in cui sono state scolpite molte statuette raffiguranti figure femminile denominate “veneri”, poi ritrovate in diversi siti d’Europa.
Lo scopo delle sculture paleolitiche non è ancora stato definito con certezza, tuttavia non era soltanto rappresentazione di “ideali estetici”, né tanto meno semplici opere d’arte.
“Le statuette femminili del paleolitico potranno essere «arte» per noi, ma la loro importanza cruciale risiede nella loro qualità di testimoni muti, oltre che simboli centrali, del primo sistema di credenze religiose strutturate che plasmò la psicologia umana. I concetti, i segni e i simboli che l’umanità paleolitica collegò alla fertilità, alla generazione e al femminile, avrebbero posto la base che permise di ideare le prime formulazioni circa l’esistenza di una divinità datrice della vita e protettrice. Nel corso di più di venti millenni, non vi fu altro dio che la Dea paleolitica (Rodriguez, …)

Link del Video:
https://youtu.be/EF9gGzLtunc

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