LA POESIA DI IDA TRAVI
Due poesie
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(La pietà)
La pietà spalanca le braccia, figli e fratelli
se ne vanno via, gli alberi, gli uccelli, il mare
tutti i fiumi della terra, tutti se ne vanno via
tutti – ma tutti – se ne vanno via
Nell’inverno, quando il bianco governa la città perduta
quando il bianco governa la città perduta
una lampada, un lume a due braccia fa luce in un angolo
nell’angolo, i bianchi gabbiani migratori
non avevano mai visto una luce così.
(Tutto era a posto)
Tutto era a posto, tutto era perfetto
poi è venuto l’uomo con la falce
e s’è preso le nostre fragole
Allora sono scesa dalla sedia regina
alzando le braccia al cielo
Sono scesa dalla sedia regina
portando le mani al petto
Tutto era perfetto, cento colombe alte
sono volate in cielo, come un ventaglio
in cielo, le fragole antiche dormono
nel fazzoletto nuovo.
Qualche notizia, semmai ce ne fosse bicogno, su Ida Travi
(dal sito di Andrea Lucani, un profilo sintetizzato della poetessa)
E’ tra le voci più eclettiche della poesia italiana contemporanea, ha scritto anche per il cinema, la musica e il teatro. Nata a Cologne, in provincia di Brescia nel 1948, negli anni ’90 si trasferisce a Verona dove in questo periodo ancora vive. La sua poesia s’inscrive nel rapporto tra oralità e scrittura, tematica affrontata nel saggio “L’aspetto orale della poesia” (1ª edizione Anterem 2001, 3ª edizione Moretti&Vitali 2007), all’interno del saggio si avvia una riflessione personale sul rapporto tra poesia e filosofia, in particolare tra lingua poetica e lingua materna, tematica approfondita negli anni a seguire in gruppo di studio con studiose della Comunità Filosofica Diotima dell’Università di Verona. Per il suo modo di scrivere e dire poesia viene collocata in un una posizione originale all’interno del panorama della poesia italiana contemporanea. La sua ricerca indaga la differenza tra voce poetica e voce recitante; quando il poeta legge da sé la sua poesia ad alta voce in forma autentica, fonda ogni volta un evento nuovo. Una voce autenticamente poetica non può essere mai una voce recitante…”