Racconto di Elena Milani
Breve introduzione di Marina Agostinacchio
I racconti di Elena ci immergono con immediatezza sorprendente in un passato rivissuto e descritto con una scrittura dinamica, dove le azioni si susseguono quasi a volere “riacciuffare” il tempo trascorso.
Nella memoria della scrittrice, Zaira riemerge con affetto e comprensione, secondo la linea di un sentire profondamente umano, quello che abbiamo già conosciuto attraverso lo scorso racconto di Elena Milani.
Racconto:
Ciondolava con un’andatura fra i quarantacinque ed i novanta gradi per la via del paese,un secchio di panni per ogni mano da portare al pozzo.
Il fazzoletto legato sotto il mento ed il grosso labbro inferiore a penzoloni.
Lavava i panni degli altri e chiamava dalla strada,quando aveva finito.
Il suo buco di casa sarebbe stato abbastanza spazioso se non fosse stato stipato da cianfrusaglie più o meno utili, il lavandino della cucina quasi sempre intasato.
Così la ricordo.
Da bimba la guardavo con sospetto e riverenza insieme, da grande mi feci per tre anni, quasi tutti i mercoledì per tre ore le pulizie di casa sua, come volontaria auser, come espiazione di non so che precisamente.
Lei mi faceva entrare in casa e se ne andava via subito, non aveva bisogno di compagnia e la sentivo dire
‘l’anvoda d’Righi am fa la serva’
(la nipote di Righi mi fa la serva) ed io sorridevo, anzi ridevo finalmente.
Mi era concesso pulire cucina e bagno, la camera da letto era proibita.
Una volta riuscii a sbirciare oltre quella porta e vidi finalmente il suo bambino:
un bellissimo bambolotto di plastica ben vestito e le feci i miei complimenti.
Beh, lo si sapeva che lei aveva un bambolotto e si raccontava che lei, al tempo di guerra avesse avuto un figlio, forse da un tedesco, non so, non vorrei dire corbellerie, non ricordo poi che fine abbia fatto il bimbo, se morì o se glielo portarono via, so solo che lei rimediò così e che, quando feci il colloquio per essere ammessa al corso di assistente di base, parlai di Zaiora,anzi ,della signora Zaira e del suo bambolotto ed il professor Mazzini mi chiese come la pensavo circa questo fatto ed io dissi la verità.
“Il bimbo della signora Zaira, chiamata Zaiora, era bellissimo e ben tenuto “.