ESSERE MADRE
Di Ines Maria Guadagnini
Quando sono nati i miei figli sono stata travolta da un sentimento nuovo , eppure così antico da sembrare superfluo persino parlarne.
Io però ne voglio parlare perchè sono vive in me, come allora, le emozioni che ho provato nel vederli, stringerli fra le braccia, udire il loro pianto, accarezzarne la pelle vellutata, sebbene sia ormai passato moltissimo tempo.
Ricordo che, con il trascorrere dei giorni, dei mesi, degli anni, quel sentimento che chiamano “ amore materno” si dilatava, si moltiplicava, senza argini, senza confini e mi portava in territori dello spirito a me sconosciuti, mi innalzava verso vette insperate di pura felicità . Era l’ amore per i miei figli che veniva alimentato dal loro stesso esistere, dal loro respiro durante il sonno, dalle loro braccia attorno al mio collo dopo una corsa fatta insieme sul prato, dal loro chiamarmi “ mamma” più volte al giorno. Ero ubriaca d’ amore per loro e ciò quasi mi spaventava: non avevo mai provato un simile sentimento, pur avendo amato e amando tanto altre persone a me infinitamente care .
Cominciavo a comprendere che l’ amore per i figli non ha eguali, perchè ha in sè l’ essenza dell’ infinito…e mi lasciavo trasportare da questa felicità così nuova e così inaspettata !
Poi accadde che proprio la consapevolezza della grandiosità del mio amore diventò il tramite per porre un argine a ciò che si sarebbe potuto trasformare in bisogno di “ possesso”. Fu a quel punto che andai a rileggere uno scritto di Gibran , nel quale il poeta dice fra l’ altro “ i tuoi figli non sono figli tuoi , ma sono figli della vita stessa ( …) tu sei l’ arco che lancia i figli verso il futuro “ . Certo, era così e dunque continuai il mio cammino d’ amore forte della consapevolezza che amarli significava prima di tutto riconoscere a loro il diritto di essere liberamente ciò che erano.
Ancora di più mi colpì la lettura di una poesia, scritta per sua figlia, da Margaret Mead: in questi suoi versi, che riporto qui sotto, ho trovato tutte le risposte ai miei dubbi, alle mie incertezze di madre, mi ha tracciato la rotta, se così si può dire.
La conosco a memoria e la conservo fra gli scritti preziosi che raccolgo.
Mi è stata molto utile per guidare i miei passi di mamma, e ancora oggi ogni tanto la rileggo. Con lo stesso amore infinito di sempre!
Che io non sia un inquieto fantasma
che insegue ossessivo l’ andare dei tuoi passi,
oltre il punto in cui mi hai lasciata
ferma in piedi sull’ erba appena spuntata.
Tu devi essere libera di prendere un sentiero
la cui fine io non senta il bisogno di conoscere,
nè febbre affliggente di sapere
che sei andata dove io volevo che andassi .
Quelli che lo facessero cingono il futuro
tra due muri di ben disposte pietre,
ma segnano un cammino spettrale per se stessi,
un arido cammino per ossa polverose.
Dunque te ne puoi andare senza rimpianto
lontano da questo paese familiare,
lasciando un tuo bacio sui miei capelli
e tutto il futuro nelle tue mani.
( Margaret Mead )