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Dal film “Segreti Segreti” di Bertolucci il bellissimo monologo di Stefania Sandrelli

SABATO: MONOLOGO CINEMATOGRAFICO

Introduzione di Marina Agostinacchio

Il monologo di oggi è dedicato al film “Segreti Segreti”, (1984), di Giuseppe Bertolucci.
La voce di Stefania Sandrelli ci riporta a quella dramatica pellicola in cui le vite di alcune donne si incrociano tra errori, pentimenti, ripensamenti.

Dal Morandini:

Laura (Sastri), terrorista di estrazione altoborghese e duplice omicida, è il filo conduttore di una storia ambientata all’inizio degli anni ’80 che passa attraverso altre 6 donne, in un film fondato su una serie di rapporti madre/figlia. Il terrorismo è soltanto uno dei suoi temi: è una storia di donne che si parlano e che, dicendosi o strappandosi la verità, si sgretolano. Il terremoto dell’Irpinia, cornice dell’incontro tra la proletaria Rosa (Boschi) e sua madre (Podestà), potrebbe essere una chiave di interpretazione: una metafora degli effetti del fenomeno terroristico (non delle cause). Su questo tema interagiscono quelli dell’infanzia, del gioco, della delazione. “Il risultato recitativo appare di rango: queste signore delineano ritratti indimenticabili di sé stesse, e la Sastri, quando indifesa e quando rapace, vola qualche metro sopra le altre” (S. Frosali). Ha collaborato alla sceneggiatura Vincenzo Cerami.

Ascolta al link: https://anchor.fm/lastanzadellevoci/episodes/Dal-film-Segreti-Segreti-di-Bertolucci–tratto-dal-film-Segreti-Segreti-di-Bertolucci-e1pjvku

Testo del monologo

“A che brindiamo?
Brindiamo al tuo suicidio!

“Brindo a questo disastro di donna, però se nel disastro in qualche modo mi sono salvata è perché fin da bambina ho cominciato a volermi un gran bene.

Io mi amavo, mi adoravo, mi piacevo.
Nooo, non è come pensi tu, non ero una bambina sciocca e vanitosa.
Non mi sentivo la più carina della classe, no, mi amavo, è diverso.
E amavo tutto di me, anche le sette troppo grosse quando andavano di moda le magre, anche i brufoli che ti spuntano, porca miseria proprio l’estate che hai trovato il primo ragazzino, anche quel carattere di merda che ti manda all’aria due matrimoni.
Io non ho mai smesso di amarmi.
Mai. Anzi con gli anni l’amore è aumentato, si è raffinato, fino al punto di scherzare con una lametta intorno ai polsi. Di giocherellare con la mia vita come il gatto con il topo…
e io sono il gatto e sono il topo.
Scappo e mi acchiappo, mi nascondo e mi stano. Sì, se voglio mi mangio, se voglio mi ammazzo.
Ma non perché mi odio, perché voglio distruggermi o perché noo, io sto giocando da sola.

Siccome quando sono nata non potevo guardarmi nascere no? Amarmi mentre venivo al mondo, allora volevo guardarmi mentre morivo, ah ma non volevo morire, solo guardarmi mentre me ne andavo perché in quel momento mi sarei amata più che in qualsiasi altro momento, ma se fossi morta davvero il gioco si sarebbe interrotto, per sempre.”

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