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(Da qualche parte esistono)

Introduzione di Marina Agostinacchio

Prosegue la lettura di Elena Vgiano, interprete delle stanze poetiche del racconto in versi “La ballata del lavoratore”(ovvero Figli e lavoro) -Uscito in “Azzurro, il melograno”, Pasturana (AL), Punto a capo Editrice, 2009 – Collana PASSI N. 15 –
Elena ancora una volta sorprende per la capacità di offrire, con la sua voce, in chi ascolta, immagini scaturite dalle parole… e ancora una volta ci dona la sua visione estetica di un prodotto sospeso tra segno grafico e fonetico a tutto tondo. Elena accompagna infatti la lettura sincronizzandola a un’altra scelta musicale di rilievo: “ Invito al viaggio” di Franco Battiato che canta con il contributo del compositore Manlio Sgalambro.
Parole dei cantautori e parole delle stanze poetiche sbalzano in scenari oniriche e tangibili. Grazie Elena per il tuo dono!

Ascolta la voce di Elena al link:

https://anchor.fm/lastanzadellevoci/episodes/Elena-Vigiano-legge-La-ballata-del-lavoratore-secondo-frammento-e19e8vk

La ballata del lavoratore
(ovvero Figli e lavoro)
(L’incontro)

Mesi e distacco, a saggiare il sole a picco
su pendii declinanti del cervello;
i loro corpi sono bambù di nodi.
S’innestano a sorreggere l’anima.

Giugno e dintorni, agosto nei dormiveglia,
splendono al sole l’iride verde e nero,
canali sotterranei risalgono
sottopelle. A notte riposano stanchi.

I sonni congiungono gli estremi
delle nostre stelle e dunque s’incontrano
i figli con le madri, confidenti
delle stagioni della scuola amara.

Si entra nel luogo decretato vinti
dalla stanchezza, la mia genera
ancora i due figli dall’oblio del giorno.
Venite, qui non vi lascio andare.

Ritarderò il tempo dell’aurora,
da qualche parte troverò una palma
dove venire volando sulle ore
tra il suono e le fatiche del vostro giorno.

Echi dispersi nei vostri corpi
che hanno il senso fresco dell’abbandono;
Ritarderò il tempo dell’aurora,
da qualche parte troverò una palma…

La casa è la stessa, la via, il quartiere;
la casa orienta poco, le ore scollate
dal giorno, dal firmamento. Monadi.
Girano su se stesse, quiete, slegate.

(Da qualche parte esistono)
Appena rammento i volti, lieve il tocco,
quello della pagina del vocabolario,
la bici sonante sotto la finestra;
le chiavi nella ciotola d’argento.

Nessuno spirito vaga sul marmo
a dare indizi di uno smarrimento.
Veglio nel sonno: dei figli, ogni energia s’indora
già dal dormiveglia, prima dell’aurora.

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