Manuale di sopravvivenza di umiltà
di Ilaria Goffo
Sono andata al cinema a vedere il film “Ernest e Célestine” tratto dal libro di Daniel Pennac, che ha ripreso i personaggi dell’artista Gabrielle Vincent. Un film dolcissimo e poetico all’ennesima potenza. Ogni momento del film mette il sorriso, ti fa entrare in sintonia con le emozioni dei personaggi Ernest, un grande orso buono e dolce, e la topolina Celestine, piccola, dolcissima e pure lei buona nelle finalità delle azioni. Non ci si aspetterebbe che un animale grande e grosso come un orso potesse essere buono, protettivo e dolce nei confronti della topolina Célestine, e invece al di là di quello che ci si aspetta, stupisce e mette il sorriso. “Buono” e “Buona” sembrano una ripetizione, ma vogliono invece essere un rinforzo dell’aggettivo che più si coniuga ai personaggi e a sottolineare cosa sia la bontà. Bontà come desiderio di aiutare il prossimo gratuitamente, allo scopo di rendere l’altro/a felice. E’ proprio questa atmosfera di cercare il bene dell’altro in maniera velata, non gridata, che forse più si addice anche alla festività passata da poco: il Natale. Non mi si critichi per l’uso esagerato della parola “BONTA’” perchè è voluta e scelta, in un mondo che spesso e putroppo dimentica il senso delle parole e dei gesti più semplici e genuini.
Questo film- cartone mi ha lasciato molta tenerezza, molta dolcezza per i personaggi e le loro relazioni: mi ha fatto riflettere molto e quando un film mi fa riflettere vuol dire che è ben fatto, almeno parlo per me, se mi fa riflettere per qualche giorno allora sì è ben strutturato.
Non voglio qui parlare della trama del film, ma del fatto che mi sono commossa nel guardarlo, nel sentire le relazioni autentiche e sincere dei personaggi, nel provare simpatia per loro e per la storia.
Mi sono commossa in molti momenti del film, che se pur breve, consiglio, perché mi ha proprio mosso verso i personaggi, verso la storia e le situazioni.
Il film è stato un punto di partenza per riflettere su ciò che mi commuove, su ciò che mi rende viva e mi fa ancora provare emozioni autentiche.
Non so se capita anche a voi, ma quando mi commuovo mi sento bene. E voi? Vi capita mai? Se sì quando vi capita?
Cosa mi commuove? L’umiltà per prima delle situazioni, delle parole dette o non dette, dei gesti o degli sguardi rubati come scatti fotografici guardandomi intorno.
A volte mi dico che se ci fosse più umiltà, staremo tutti meglio, invece c’è questo atteggiamento generale di “Io sono”, “Io sono molto bravo/a”, “Io lo faccio meglio di…”, non è un caso che la tv e i media in genere ci imbocchino di reality e competizioni di tutto ormai fino a portarci allo sfinimento, se questa è tv, per fortuna sappiamo scegliere. Dovremmo talvolta mettere da parte questo “Io, Io, Io” urlato o bisbgiliato e tenerlo per quando è necessario, ma nelle relazioni con gli altri bisognerebbe imparare dagli animali che mettono da parte l’ego per vivere in perfetto equilibrio con il loro habitat.
Sarà che mi sto da un pò di anni avvicinando alle discipline olistiche, sarà che sto cambiando dentro ed è tutto connesso, io sento tantissimo quando l’ego esplode, e quelle situazioni ego-centrate non le sento autentiche. Sto proprio male, come in assenza di equilibrio, come se camminassi su in filo.
Eppure sarebbe così facile, fare cose semplici o offrire gesti dolci e buoni: il saluto del mattino a chi non conosciamo, ma che incontriamo con lo sguardo è buono e mette il sorriso, aiutare qualcuno in modo gratuito perchè lo sentiamo, supportare il talento di un amico o un’amica, dare da mangiare agli uccellini sul balcone, sono infinite le azioni che possiamo compiere e che “Muovono verso”, muovono verso noi, muovono verso gli altri e il mondo.
C’è bisogno di autenticità, di sincerità, di emozioni e di capacità di commuoversi, perchè se riesci a commuoverti, riesci a muoverti verso di te, prima di tutto, e conoscerti in profondità, e riesci a muoverti verso l’altro da te, uscendo da quella sfera velata di paura e di pregiudizi anche.