Narrazione di Carmen Grattacaso
Introduzione di Marina Agostinacchio
La favola può vivere nelle stanze della nostra infanzia, accomodarsi in uno spazio che si allarga tra risonanze di smisurata felicità dell’anima. Tutto si espande in suoni, colori, lenti movimenti e gioia profonda per gli incontri che possono accadere con le anime attraversanti qul giardino stesso. E’ il giardino della nostra infanzia, l’età dell’oro, il tempo che non è più dato così tondo nella nostra vita di persone adulte.
C’era un giardino, tempo fa.
Il giardino era abbellito da fiori di colori e specie diverse.
Dentro la casa, abitava una famiglia.
C’erano bambini e bambine che giocavano sempre in quel giardino.
I grandi parlavano insieme e ridevano spesso.
Nel giardino, gatti inseguivano topi, e topi venivano inseguiti con una scopa dal bambino più coraggioso e più bravo.
Questo bambino costruiva piccole case di legno per la bambina dagli occhi a mandorla.
Lei lo ringraziava con tanti sorrisi.
Quel giardino ora è di altri.
Sono sicura, però, che le anime delle persone che non vivono più
sulla terra, si riuniscono lì ancora, raccontano le loro storie e pensano ai loro parenti e agli amici che vivono ancora.
Pensando alla bambina dagli occhi a mandorla, diventata ormai più che adulta, il padre e la madre si diranno qualcosa sottovoce, si abbracceranno, e poi pregheranno insieme.
E le foglie degli alberi saranno mosse da un vento leggero, e i capelli neri della madre ondeggeranno per quella brezza profumata.
Scritto ora, pensando al paese di mio padre, dove ho vissuto giorni belli, spensierati, eterni.