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Ascolto inutile- I Racconti di Marcella

Di Marcella Fazzi psicologa psicoterapeuta

Introduzione di Marina Agostinacchio

E’ questo un racconto che parla di noi donne e dell’imprevedibile. Ascolti e ti sembra di riempirti di saggezza, pensi di potere misurare le persone che si affacciano nella tua vita e così di saperti difendere da eventuali trabocchetti. Ma la vita è altro, proprio quella vita che si incarna in esistenze ed emozioni.
“Pensavo di avercela fatta, di sapere tutto, di essere stata vaccinata attraverso la vita degli altri”, dice la protagonista della narrazione, dopo avere ascoltato storie di donne, di amori e di timori.
Invece…

Può capitare a tutti un amore sbagliato. Ne ho ascoltati a migliaia sui treni, tra i banchi di scuola, in ufficio alla macchinetta del caffè e, forse proprio per questo, non avevo mai messo in conto di poter inciampare su me stessa. Mi ero sentita sicura che l’esperienza accumulata in tanti anni di ascolto clandestino mi avesse fortificata e resa immune.
Invece anche tu ti sei innamorata…
Michele era bello, buono, calmo. Il suo sguardo si appoggiava timido e morbido su chiunque. Infondeva in me una pacatezza che non mi apparteneva, ma che mi faceva sentire bene. Giacomo, invece, sembrava uscito da un film western: lo sguardo accigliato, sospettoso, la reazione sempre pronta. Mi faceva battere il cuore, mi eccitava e mi spaventava.
E tu come sei?
Timida, spaventata, nervosa. Sono sempre in allerta. Forse per questo desideravo la solitudine. Ho avuto poche amicizie, scuole buone, le vacanze sempre nello stesso posto per anni. Non mi piacciono le novità. Non mi piace il rumore, non mi sono mai ubriacata, ho rispetto delle persone più grandi di me, se faccio una promessa la mantengo, conosco e rispetto il codice della strada.
Cosa c’entra?
Non lo so. Ci sono cose che dico di pancia, scusa.
Non scusarti, mi interessa quello che dici di pancia…
Il codice della strada… Boh, non so perché l’ho detto. Forse volevo dire che rispetto le regole, che guido con prudenza, che io sono quella che guida la mia vita. Ho avuto un incidente, sai? Ero riuscita a starmene nascosta per anni. Michele era un amico. Gli volevo bene e lui a me. Era dolce. Dovrei dire che sapevo che gli piacevo, che non era solo amicizia. Anche lui mi piaceva, ma io non volevo impegni, non volevo ritmi imposti da altri; ne avevo sentite di tutti colori da mia madre e dalle mie zie su mariti buoni come il pane, generosi, affidabili e terribilmente noiosi. Ho ascoltato tante cose! Mi piacciono le storie degli altri, le storie d’amore e danni vari. Sono riservata, ma sono curiosa. Con Michele andavamo al cinema, a teatro, i musei erano la nostra passione. Lui si accontentava, io mi sentivo sollevata dall’assenza di sue richieste.
Ascoltavo con interesse e con terrore le vicende appassionate delle donne che incontravo. Cercavo di estrarre tutti gli indizi utili ad evitare gli uomini, quelli che io chiamavo tra me e me “i maschi”, quelli da cui star lontana per non incorrere in situazioni rovinose.
Ho stilato un elenco dettagliato di avvisaglie che tracciano il profilo del maschio che poterà a danni: la barba accuratamente sfatta, le braccia lunghe, la lingua sciolta, gli inviti precipitosi, le sorprese, il profumo leggermente agrumato e lo sguardo mutevole.
Mica male come elenco!
Fatica sprecata! Pensavo di avercela fatta, di sapere tutto, di essere stata vaccinata attraverso la vita degli altri. Giacomo aveva tutti i sintomi della fregatura, ma non me ne sono accorta. Non avevo mai sentito un profumo agrumato, come potevo riconoscerlo? La barba è barba, che cosa significa “accuratamente sfatta”? L’unica cosa che dell’elenco mi era davvero chiaro erano le sorprese, peccato che non tutte sono piacevoli o inutili come quelle delle uova di Pasqua.

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