libera uscita
La mia libera uscita settimanale si compie verso sera più o meno alla solita ora del solito giorno della settimana: il venerdì. Percorro i pochi kilometri che mi conducono verso la casa di un’amica dove nel giardino troverò la nostra cassetta di frutta e verdura a km 0. Compio quel breve tragitto che si consuma in un percorso rettilineo, attraversando una città spettrale già avvolta nelle prime ombre della sera, e galleggio deliziata in uno spazio tempo fluido e indefinito. E sebbene ci sia anche il dolore che mi assale, il dolore pungente di chi in questo preciso istante sta lottando contro una malattia impietosa e non ha ancora deciso se restare o varcare il confine di un’altra dimensione, non posso fare a meno di sentire anche la bellezza in questo stesso istante in cui mi giunge sommesso il respiro del mondo che non avevo mai sentito così vivo.
Parcheggio l’auto, cammino assaporando il silenzio appena scalfito dai miei passi attutiti sull’asfalto. Non incontrerò nessun essere umano o forse solamente uno o due.
Devo ammettere che amo questa solitudine perfetta, lo spazio vuoto, il tempo sospeso.
Il tempo dal respiro incalzante che solitamente m’insegue come una bestia famelica, improvvisamente ora è muto e danza intorno a me fluttuando libero nello spazio. Lo spazio vuoto.
Ma il mondo non si è fermato mi dice un’amica al telefono più tardi, non t’illudere, ha solo arrestato un poco la sua corsa che riprenderà a breve, forse più folle di prima perché l’uomo non impara. Ed io lo so bene che non si è fermato, il mio lavoro è più frenetico di prima in questi giorni che vorrei vuoti, in cui invece mi costringono ad una produttività forzata.
Mentre io vorrei che si fermasse davvero il mondo, vorrei che questo silenzio sommesso entrasse un po’ nelle nostre vite, vorrei nutrirmi di questo vuoto che lungi dall’essere desolato mi pare fecondo, una specie di zero da cui ripartire… che pullula di nuova vita e nuove possibilità.
Che strano, una forma vivente infinitesimale, invisibile ad occhio umano è riuscita in un’impresa titanica dove nessuno poteva riuscire: quella di fermare l’essere più temibile che popola la terra: l’uomo! Ha arrestato la folle corsa verso il nulla della forma di vita più inquinante e più pericolosa per la stessa sopravvivenza del pianeta: l’essere umano.
Daniela L.