“Una giornata con l’ipocondria”
Introduzione di Marina Agostinacchio
Ancora una volta, trovo nell’esperienza di Sara Lindaver una dimensione umana nell’avvicinamento alle difficoltà della vita che possono insorgere a qualsiasi età.
“Una giornata con l’ipocondria” ci parla di un problema che può essere affrontato lasciandosi guidare da un esperto.
Sara Lindaver Psicologa Padova e Psicoterapeuta
Con ipocondria o paura delle malattie e di star male si intende una forte preoccupazione legata alla paura o alla convinzione di avere una malattia che porta la persona a vivere la propria quotidianità con il pensiero rivolto al proprio corpo e spesso a sottoporsi a numerosi accertamenti medici.
Trascorri la tua giornata con questo pensiero sempre di sottofondo… Cerchi di non pensarci ma ad ogni momento in cui ti fermi un secondo ecco che qualche forma di fastidio torna a farsi sentire e chissà quale malattia sta per preannunciare…forse un infarto, forse un tumore, forse una malattia rara o forse una più banale influenza…
Di notte è come se non fosse possibile concedersi di riposare del tutto…spesso ti risvegli con il pensiero: “Oddio forse mi sono svegliato perché sto male”… Meglio fare qualche ricerca in internet, provare a capire di che si tratta ed in ogni caso programmarsi già di fissare gli appuntamenti con i medici giusti…
…ma i medici saranno in grado di diagnosticare la mia malattia e consigliarmi le cure più efficaci? Forse è meglio consultarne più di uno…
Quando incontri o vieni a conoscenza che qualcuno è malato è come se quella malattia già fosse anche tua e resti in attesa che si manifesti in maniera conclamata anche nel tuo corpo…nel dubbio magari è meglio anche prendere qualche medicina preventivamente…
Uscire di casa potrebbe essere pericoloso: cosa posso fare se mi sento male? E se invece incontro qualcuno che sta male e mi può contagiare?
Forse è meglio stare a casa…ma se mi sento male che sono a casa da solo come posso fare a chiedere aiuto?
“Una giornata con l’ipocondria”
La vita con l’ipocondria, con la paura di ammalarsi e perdere in un certo senso la propria prestanza fisica non è di certo facile. È come se tutti gli ambiti della propria vita venissero intaccati da queste preoccupazioni: le relazioni con gli altri, il lavoro, l’uscire di casa, i momenti di svago, le vacanze, il sonno, l’alimentazione…
In genere le persone che soffrono di ipocondria sono propense al cercare di presentarsi sempre nel migliore dei modi ed è come se per far ciò avessero l’esigenza di controllare ciò che le circonda. Essendo questo impossibile cercano di controllare l’oggetto esterno che sembra maggiormente sotto il proprio controllo: il proprio corpo. Il corpo infatti è sé ma anche altro da sé.
Per comprendere la funzione di questo sintomo dell’ipocondria è utile fare attenzione a quando questi pensieri ricorrenti sembrano farsi più invalidati e frequenti. Il primo passaggio per cercare di star meglio è infatti quello di cercare di dare un senso a questa forte preoccupazione.
Solitamente emerge che l’ipocondria tende ad acuirsi in momenti di cambiamento familiari, lavorativi, di abitudini o anche ad esempio nel corso delle vacanze che spezzano la propria routine quotidiana.
Il passaggio successivo è quello di andare a scoprire quando e come la persona ha imparato che occuparsi e preoccuparsi del proprio corpo è utile per gestire un’ansia che altrimenti sarebbe ancor maggiore. In questa fase il lavoro psicoterapeutico si allarga all’indagine sulla propria storia personale e familiare.
Spesso emerge che in qualche modo si è imparato che considerare il proprio corpo come malato o a rischio di malattia è un buon modo per ricevere maggiori cure ed attenzioni dalle altre persone. In genere, infatti, l’ipocondria emerge in coloro che si presentano come autonomi, indipendenti e che non avrebbero bisogno della vicinanza degli altri se non per il proprio corpo “a rischio” o “in cattive condizioni” che lo richiede.
È come se l’ipocondria permettesse alla persona di godere delle cure e della vicinanza degli altri senza in questo senso minare il proprio senso di autonomia ed indipendenza: non sono io che richiedo assistenza, ma il mio corpo in quanto altro da me.
L’origine di questo desiderio di attenzioni può essere molteplice e può emergere solamente indagando ed approfondendo la storia della singola persona. Quello che accomuna tutte queste storie è che sicuramente questo è stato il modo che la persona, nel corso della sua vita, ha trovato più utile e più vantaggioso per affrontare le situazioni di difficoltà. Come infatti ci insegna l’evoluzione della specie ed il fenomeno della selezione naturale, gli uomini così come gli animali tendono ad abbandonare i comportamenti che non sono per loro utili.
Il lavoro con uno psicologo può consentire di trovare nuovi modi di vedere sé stessi e nuove strategie per affrontare le situazioni di difficoltà, aprendo la vita della persona a nuove possibilità che permettano di vivere il proprio futuro con maggiore serenità.