SVUOTARE O RIEMPIRE IL TEMPO
DiIlaria Goffo
Breve introduzione di Marina Agostinacchio
La ricca riflessione di Ilaria Goffo ci offre l’opportunità per un ripensamento, anche solo per il tempo della lettura dell’articolo, sui nostri stili di vita.
Il silenzio come opportunità di ascolto di sé, una sana immersione nei paesaggi naturalistici, e soprattutto, come dice Vito Mancuso, citato in più occasioni nel pezzo, per farci capire quanto “per cambiare ci voglia lavoro su se stessi e consapevolezza”.
Buona lettura!
Mi sono trovata in questi giorni di vacanza a casa e a voler a tutti i costi fare qualcosa: devo fare questo, devo fare quello, come se dovessi riempirmi il calendario. Ho dovuto persino riempire i silenzi, mentre delle voci mi dicevano: “Hai fatto i regali?”, “Cosa fai a Natale?”, “… e a capodanno?”
Ognuno ha il suo vissuto questo è vero e ognuno ha il suo modo di vivere le festività: per qualcuno sono gioia e puro divertimento, per altri anche spunto di riflessione e bisogno di introspezione. Purtroppo, mio malgrado, associo molto spesso il Natale anche ad importanti assenze familiari: mi mancano le persone. Mi mancano i nonni, mi mancano anche degli zii, insomma il Natale è un momento in cui ti metti a confronto anche con questo.
Mi immagino sempre che la realtà familiare degli altri sia migliore, mentre ognuno di noi ha una storia, ha i suoi vuoti e i suoi pieni. Ma io vorrei quella felicità da cinepanettone e della famiglia grande e allargata, tutta riunita intorno ad un tavolo e a raccontarsi.
Io sono stata, devo ammettere, un po’ combattuta, forse perché mi aspetto sempre dei messaggi importanti soprattutto dal giorno del Natale, al di là di essere più o meno credenti, rimane in me quell’aspetto legato all’infanzia in cui aspetto qualcosa. Alla mia età non aspetto più qualcosa di materiale, ma quello che mi aspetto è qualcosa di autentico rispetto alla vita, aspetto messaggi che vengono sempre più dall’interno che non dall’esterno.
In questi giorni mi sono fermata e mi sono detta: “che sto facendo?”, “perché?’”.
Ė capitato o capita anche a voi?
Ho sentito il bisogno di fermarmi e stare in una sorta di raccoglimento svuotando il tempo dal fare. Viviamo in una società che ci vuole produttivi, la pubblicità non aiuta, propaganda di felicità che bisogna avere ad ogni costo e per questo molto spesso, invece di stare davanti allo schermo se non per un buon film, preferisco leggere un buon libro o fare una passeggiata fuori con il mio cane.
Mi sono fermata e ho sentito un bisogno profondo di ascoltarmi, di capire cosa volessi davvero: ho osservato il mio cane, un piccolo maltese di tre anni e ho pensato quanto debba imparare da lui, dagli animali, dal loro sapere stare nel qui e ora, del vivere il presente.
Sono anni, ormai che mi ritaglio spazi nella natura se non quotidiani, settimanali e la mia vita è cambiata, ma ci sono altri momenti in cui rientro nel vortice della corsa, e sono quelli in cui sembra un’altra me a muoversi ed è quella forse meno consapevole.
Non è facile stare in equilibrio tra queste due me, ma sono in cammino, e credo che essere in cammino sia già un punto di inizio.
Vorrei essere perfetta, ma non lo sono, e vivo cercando una vita vera come scrive Vito Mancuso in “La vita autentica”. Qual è la verità? Qual è il mio vero io?
“Forse inizia a risultare chiaro che la verità non si dà senza lavoro umano, il lavoro di chi ama il bene e la giustizia”.
Vito Mancuso scrive questo per farmi capire e farci capire quanto siamo in cammino e che per cambiare ci voglia lavoro su se stessi e consapevolezza.
Voglio ringraziare chi condividerà questa semplice riflessione che vuole essere un pensiero buono in queste feste natalizie, un qualcosa magari di già detto, ma che può essere utile per riportarci alle cose semplici di ogni giorno, a quello che abbiamo senza portarci troppo lontano nel tempo, perché il futuro deve ancora venire e il passato è già stato, per cui non ci resta che il presente da vivere con la speranza che “è destinata a restare speranza, a non trasformarsi mai in sapere”, (…) quella speranza per la quale vivere, come una specie di luce, lontana verso cui camminare”. (Vito Mancuso, La vita autentica)