di Sara Cappelletto
Psicologa e Mediatrice Familiare
Quando penso all’educazione alla positività, mi vengono in mente per prime le figure educative. Quanto è difficile per loro, a volte, focalizzarsi su ciò che funziona e non su ciò che non funziona?
“C’era una volta, nel novembre 2020, una coppia di genitori molto preoccupati. La loro secondogenita (di quattro bambini), meravigliosa creatura di 4 anni, non voleva mai addormentarsi da sola. Inoltre, la notte, quando si svegliava e si accorgeva che mamma o papà se n’erano andati dal suo lettino, correva veloce nel loro lettone e si addormentava beata. Di giorno era una bambina solare, attiva, serena…gioiosa. Che non faceva trasparire alcun disagio emotivo…”
Tralasciando l’aspetto di presa in carico psicologica, l’analisi clinica, le varie scuole di pensiero sul co-sleeping e sul sistema famiglia, tra le attività proposte ai genitori c’è stata cercare di imparare a sentire quale era la forza dell’elemento negativo (nanna) rispetto a tutto ciò che, invece, funzionava. E’ stato un bel percorso…è sempre bello vedere i grandi crescere.
Raccontata in poche righe questa storia, senza ridurre comunque l’importanza di prendersi cura di ciò che non va, proviamo a vedere quali sono i principali ostacoli alla messa in pratica di uno stile educativo improntato alla focalizzazione sulle risorse, alla positività. Forse, una delle prime difficoltà da superare è lo stile di vita di molti genitori moderni. Inoltre, il bisogno di riuscire a risolvere velocemente sempre tutti i problemi dei bambini, i loro conflitti, le loro situazioni difficili. Così facendo si rischia di privare i piccoli di una grande opportunità: imparare (quindi occasione di apprendimento) dal tempo e dagli errori. E priviamo anche noi adulti stessi di dare delle letture e possibilità nuove, che non avevamo previsto, ma che i nostri figli potrebbero mostrarci. L’eccesso di protezione (o l’eccesso di fretta), infatti, può incidere molto sulla motivazione e sulla capacità del bambino di acquisire DA SOLO nuove conoscenze e capacità.
Altro ostacolo potrebbe essere la quantità importante di letteratura attuale sull’educazione: oggi ci troviamo spesso di fronte genitori molto esperti nella teoria, ma in difficoltà sul campo pratico. La paura di essere giudicati per il modello scelto, il tentativo spesso inconsapevole di evitare determinate situazioni (di rabbia, di tristezza, di paura…), l’insicurezza data quasi in dono dall’attuale società in cui stiamo vivendo, non permettono agli adulti di essere lucidi nelle scelte tanto da portarle avanti senza paura. Ecco allora che ritorna importante fermarsi, con coraggio, fare il punto della situazione e ripartire.
Inoltre, un retaggio culturale molto giudicante rispetto al genitore “bravo” e a quello “non bravo”, alle “colpe” del genitore sempre e comunque, gli schemi familiari appresi dallo stesso in giovane età e tutto ciò che è stata la sua esperienza di figlio, può divenire ostacolo nella relazione col bambino… o trasformarsi in nuova occasione di apprendimento. E’ un po’ come darsi una seconda possibilità, chiedendosi sempre: cosa posso imparare da questa situazione che mio figlio, come il più lucido degli specchi, mi sta mettendo di fronte?
Mantenere la calma, accettarsi come genitori sufficientemente buoni, elaborare i sensi di colpa e mettersi in viaggio verso una sana consapevolezza di chi siamo e da dove veniamo, può essere un regalo molto grande che facciamo ai nostri piccoli… e a noi stessi.
Partire da noi per arrivare a loro, partire da loro per arrivare a noi.
Quello dei genitori è un percorso a ostacoli, a volte difficile, a volte estenuante, ma il panorama che ci accompagna resta sempre il più bello che potessimo mai immaginare.
da La Biolca Associazione culturale
Biolcalenda LA RIVISTA DELL’ASSOCIAZIONE LA BIOLCA