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Ponti di parole. La donna: riflessioni tra pensieri e proposta di film

I MIEI DIRITTI ESISTENZA E LEGITTIMAZIONE
Ponti di parole: Marina Petrillo e Marina Agostinacchio

La donna: riflessioni tra pensieri e proposta di film

La lunga via dell’emancipazione femminile … inimmaginabile la condizione della donna nei secoli: ho molta gratitudine nei confronti del transgenerazionale che attraverso la lotta,ogni sofferenza, ha consentito a una parte di umanità violata e derivata della propria essenza, di accedere ai diritti fondamentali… immenso ancora il lavoro da fare …

E allora ripropongo, (passata la Festa,resta la quotidianità che stride violenta per troppe/troppi) la Mimosa lasciata sugli alberi; essa è veramente tenera per il colore e la forma dei minuscoli pallini che formano ciocche pendule. Quando è raccolta olezza da subito…troppi danni ha subito nel corso della simbologia rappresentativa di genere. Finché una sola donna subirà violenze e sopraffazioni anche nelle libertà individuali, la mimosa stillerà acido sanguigno.
” Sebben siamo donne pensanti”: è opportuno ricalibrare ed unificare tempi e luoghi delle donne … consapevoli che possiamo fermare i serial che si trincerano dietro ordigni mortiferi. Niente sponde al consumismo di armi e merci e al manierismo livellante dell’oppressione. Siano baluardi di sogni di Pace,semi di saggezza,ogni morte entra come scheggia che urla dolore. I retropensieri e Timori striscianti che possa implodere tutto e cancellare il genere umano fanno tremare le azioni quotidiane…uniamo i pensieri ,dai generatrici di Vita .. tessiamo ponti di Pace,proviamoci!!Condanniamo i reprobi misogini soprattutto coloro che ,trovandosi in luoghi istituzionali agiscono da gendarmi senza anima verso i più deboli e usano il solito potere,condanniamo le passerelle quando non vibrano di pietas per il dolore e per le tragedie umane.La disumanità non ci appartiene, abbracciamoci e lottiamo. ( Ssanta e gli Appelli Resistenti)

Marina Petrillo

Marina Agostinacchio
Essere donna nell’impegno sociale.
Venerdì 8 marzo, alle ore 21.20, su Rai 3 il film Saint Judy, del 2019, ha proposto la storia dell’avvocatessa Judy Wood e della sua assistita Asefa Ashwari.
Judy Wood rivoluzionò il sistema legale americano sui diritti per le donne immigrate e richiedenti asilo.
Asefa Ashwari, una ragazza afgana, ritenuta nel suo paese , “colpevole” per le sue idee di emancipazione femminile, venne arrestata e stuprata.
La colpa, se così può essere definito un atto di impegno civico, era stata quella di volere insegnare a scrivere ed a leggere alle bambine del suo villaggio.
Asefa riuscì a scappare in America ma lì venne arrestata perché clandestina e poiché si dimostrava “indomita” venne sedata oltremisura con farmaci.
In queste condizioni la incontrò per la prima volta l’avvocata Judy Wood, specializzata nel “Diritto di immigrazione”, che con tenacia riuscì a creare prima un rapporto di “verità” con Asefa, basato su assenza di parole, per dare posto a uno scambio di sguardi, di ascolto fiducioso, poi di collaborazione.
Dopo avere perso la causa al primo grado di giudizio, Judy Wood portò quindi il caso alla Corte d’Appello del 9° Circuito di Pasadena, affermando che rimandare la sua cliente in Afghanistan sarebbe stata quasi una condanna a morte per Asefa, soprattutto perché era una donna.
L’avvocata preparerà la sua arringa argomentando la richiesta di diritto di asilo per Asefa, non più solo basata sull’elevato rischio di quest’ultima di essere perseguitata dal padre e dai fratelli, se mai fosse stata fatta rientrare in patria, ( il ritorno in patria è quanto accade per molti immigrati negli USA richiedenti asilo), piuttosto basando l’argomentazione sul carattere politico che l’azione di Asefa rivestiva agli occhi della milizia del suo Paese. Asefa, insomma, diviene il simbolo di un’opposizione a una visione delle leggi coraniche del Pakistan e per tale motivo condannata allo stupro e alla tortura.
Judy fa richiesta alla corte che tale motivazione venga accolta per il caso di Asefa.
La Corte accoglierà l’appello dando inizio all’iter legislativo di modifica della legge sul diritto di asilo negli USA. Ciò salverà migliaia di donne. Questo accadde proprio quando l’ex presidente degli Stati Uniti Trump aveva da poco avviato la costruzione in Messico di un muro di confine come misura contro la migrazione illegale dall’America Latina agli Stati Uniti.
Ma ecco il discorso dell’avvocata Judy Wood:

Asefa non fu arrestata, picchiata stuprata perché donna ma per avere lottato in nome dell’universo femminile , per avere guidato una dimostrazione, per l’impegno di attivista politica. La legge sul diritto d’asilo non conta quello che la vittima ritenga di essere, ma cosa i persecutori vedono in lei. Se x loro la vittima ha veste politica allora merita protezione. L’appellante fu una vittima presa di mira, individuata quale simbolo di ciò che rappresentava Nei suoi riguardi il governo aveva spiccato mandato di arresto x crimini contro dio, mediante percosse e stupri i poliziotti una vera e propria condanna a morte in un area che vede il delitto d’onore ancora in essere e la legge contro cui ebbe il coraggio di opporsi con le sue azioni con la sua devozione, con ogni parte di sé e come donna, come figlia, nonché insegnante di ragazze lei costituiva l’incarnazione stessa dell’impegno di attivista.

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