Oltre un vis a vis virtuale…
di Marina Agostinacchio
Non ho mai incontrato gente nella mia vita come in questo periodo. Sono donne provenienti da regioni diverse di Italia con cui collaboro per laboratori di scrittura nelle scuole in cui insegnano.
Donne che regalano la loro voce per leggerei versi di Dante. Donne che si affacciano in meet per conoscere, condividere storie, raccontarsi.
Tutto avviene da una casa a un’altra, da una scuola a casa mia e passa nello spazio di un unico orizzonte: il desiderio di superare la barriera di un vis a via negato, per forza di cose.
A caccia di pensieri, di ogni attività, scopro che siamo privilegiati rispetto a situazioni storiche pregresse di impossibilita di contatto reale. Anche in questa misura virtuale, si può cogliere quanto anima una persona, dall’espressione del volto, allo sforzo della voce affinché giunga corretta la comunicazione. Forse ora con le visite virtuali, ci si mette più a nudo, non c’è molto tempo per i collegamenti e nel tempo stabilito si deve cercare di essere accorti e veri nell’uso delle parole.
Ed allora se capita, come nel pomeriggio, di avere Lavinia, una cara amica di tuo figlio, conosciuta fin da piccola, a pochi giorni dalla nascita, averla viva e reale, l’accogli nel tuo giardino dove hai voluto preparare un piccolo ristoro su due tavolini ben distanziati, come raccomandano i tempi. Capisci che quell’incontro proprio non te lo puoi perdere. Con Lavinia racconti la vita di questi anni, come se questi anni non fossero realmente trascorsi. Mentre dici, ti senti bene, accolta, felice di averla lì a qualche metro di distanza, seduta mentre ti parla disinvolta. Ricordi gli anni, quando bambina giocava con i tuoi figli, ricordi una gita a Vieste, la stanza con il letto a castello, il dolore per la perdita di un compagno.
Poter avere di fronte persone a te care…. Un privilegio potere accogliere ancora voci dal vivo! Del resto un pomeriggio di alcuni giorni fa, ecco uno scampanellio.
E’ lei, l’amica di scuola. Si accomoda nell’ampia cucina e…
“Alexa metti musica anni ‘80”.
Parte come un razzo, Alexa. Nel bel mezzo della cucina si apre una pista da ballo per due persone. Patrizia, l’amica di sempre, finito il turno di lavoro in farmacia, è passata per darmi dei campioncini di un siero dell’eterna giovinezza. Sappiamo entrambe che è la scusa per dire due parole, bardate di mascherina. Il suono di quanto emesso dalle bocche è leggermente deformato ma non ci importa, possiamo raccontarci qualcosa delle nostre vite. La musica ci riporta per pochi secondi agli anni giovanili. Ben distanziate nell’ ampia cucina, muoviamo braccia, più che gambe, facciamo uscire strani mugolii come a dire “Ma siamo sempre quelle di un tempo…”; i nostri corpi elastici è come se fossero stati estratti da una specie di apparecchio per ibernazione. Il tempo è lì che ci guarda e sorride, ci concede lo scherzo di una sua mutazione per qualche secondo. Tutto diviene forma d’altro spessore. Siamo a casa, qui da me, a fare i compiti. Patrizia vorrebbe fumare ma sa che dovrà aspettare il risveglio pomeridiano della nonna paterna. La nonna Elena le offrirà il suo pacchetto di stop lunghe senza filtro e Patrizia non perderà tempo in convenevoli per prendere al volo una di quelle meravigliose “cose consolatorie” a me però vietate. “Tu non puoi – dice la nonna sospirando- hai avuto la bronchite asmatica da piccola”
Giriamo attorno al tempo come non ci accadeva da anni, attorno a una tazzina di caffè con tanto di panna del latte, montato con la macchinetta. Un vassoio di piccoli cannoli al cioccolato, un intrecciarsi di frasi smozzicate, uno stare bene insieme. Raccontami la tua vita, raccontami di te…