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Lettere dalla kirghisia di Silvano Agosti

La proposta di lettura del giovedì

Breve introduzione di Marina Agostinacchio

Voce di Emanuele De Rossi

Ascolta al link:https://anchor.fm/lastanzadellevoci/episodes/Lettere-dalla-kirghisia-di-Silvano-Agosti-e1lp4rp

Per la rassegna del giovedì, la proposta di oggi è il libro di Silvano Agosti “Lettere dalla kirghisia”.

Si tratta di un racconto di viaggio, scritto in forma epistolare dall’autore agli amici.

Il racconto porta in sé l’auspicio di “una società libera, creativa, libera e organizzata”, (come sentirete dalla voce di Emanuela De Rossi) , proprio a misura d’uomo; una società al cui centro c’è l’uomo stesso e dove può germogliare l’occasione per ritrovare sé stessi, per ascoltarsi, per sapere come spendere il proprio tempo, liberato dalle inquietudini del fare e del dovere fare a tutti i costi.

L’autore ci introduce nel racconto con queste parole:

“Affido questo testo all’intelligenza di chi lo leggerà, augurandomi che ognuno si chieda quale sia l’ostacolo che impedisce ancora oggi alla Kirghisia, a questo Paese meraviglioso, di esistere ovunque e nel mondo intero e quale sia la responsabilità di ognuno nell’accettare di essere ancora tutti sottomessi a una serie di norme e di scelte, che nulla hanno a che fare con il valore immenso di ogni essere umano.

Per questo ho chiesto ufficialmente alle Nazioni Unite e all’Unesco di nominare l’essere umano Patrimonio dell’umanità, mettendo in serio imbarazzo i dirigenti e i potenti.

Quando infatti l’essere umano verrà di fatto scelto e proclamato patrimonio dell’umanità, sarà impossibile qualsiasi tentativo di alterarne l’immenso valore e l’uguaglianza incomincerà davvero a unire i popoli in un unico destino di serenità e solidarietà.”

E ancora le parole dell’autore:

“«Cari amici, non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso.

Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d’uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un’utopia, ma un bene reale e comune. Qui sembra essere accaduto tutto ciò che negli altri Paesi del mondo, da secoli, non riesce ad accadere.

Arrivando in Kirghisia, ho avuto la sensazione di ‘tornare’ in un Paese nel quale in realtà non ero mai stato.

Forse perché da sempre sognavo che esistesse»…..

Silvano Agosti

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