“Le ombre del viaggio”: “Dentro un gelo” di Enrico Ravasio.
Dare vita ai personaggi del proprio racconto, farli esistere oltre il tempo della lettura e dell’ascolto.
Per la rubrica “Le ombre del viaggio”, oggi per noi “Dentro un gelo” di Enrico Ravasio.
Potete seguire la lettura, ascoltando la coinvolgente voce di Luisa Mazzo, che troverete nella mia pagina messenger o sul mio wapp.
Per chi ha già seguito i testi di Enrico Ravasio, trovarsi di fronte alla limpida ed elegante costruzione del racconto, non è una novità. L’autore sa come sempre coinvolgerci attraverso un’ improvvisa apparizione di situazioni lungo un fluire narrativo che ci invita a non abbassare mai la guardia.
Si fermarono al margine della grande foresta, di fronte alla pianura coperta da un manto bianco esteso all’infinito; qua e là spuntavano alcune macchie di vegetazione scura che, curiosamente, sembravano dipinte su un’immensa tela.
Il Re scese da cavallo e si strinse nel pesante mantello, poi fu assalito da un violento attacco di tosse che lo costrinse a chinarsi in avanti.
«Altezza» disse il Primo Generale, mentre accorreva allarmato.
«Sto meglio, sto già bene».
Il Re alzò la testa e sorrise, avvolto dai fiocchi che cadevano fitti poi sistemò con calma il cappuccio e si massaggiò il petto.
«Bene, è deciso» disse con tono pacato prima di alzare lo sguardo.
Anche il cielo sembrava infinito, un’ipnotica coltre grigia pulsante.
«Altezza, permettete che vi accompagni almeno per un tratto» disse il Primo Generale.
Il Re serrò le labbra.
«Ho promesso che sarei stato solo» disse, ed iniziò a camminare con calma; ad ogni passo i piedi affondavano nella neve fino alle caviglie.
«Lo lasciamo andare così?» sussurrò il Cancelliere.
Il Comandante serrò la mascella e rimase in silenzio.
Da solo, in una sterminata coltre di gelo in cui si aggirava un’orda mista di barbari e amazzoni offuscati dagli alcaloidi delle Solanacee.
Il Sovrano aveva percorso una ventina di metri quando si girò e sorrise ancora.
«Abbiamo fatto un patto, è deciso» ripeté, ma si interruppe per i colpi di tosse, bruschi e profondi.
Sarebbe stato inutile insistere e cercare di fargli cambiare idea.
Il Primo Generale ebbe un violento brivido e non per il freddo pungente; insieme al Cancelliere, rimase a guardare il Re che si allontanava nella neve.