DALLA GRECIA CONTEMPORANEA ESTATE 2022
Di Elena Manno
Introduzione di Marina Agostinacchio
L’articolista di questo venerdì è nuovamente Elena Manno che abbiamo conosciuto in occasione del suo reportage sulla condizione di una parte della popolazione greca.
Elena ci racconta oggi di un incontro di fronte al quale la sua coscienza non può indietreggiare.
Quante volte capita vedere davanti ai nostri occhi una mano e.. “tirare dritto”. Solo che ora si tratta di una persona del posto, quella che definiremo autoctona….
Ancora una volta la voce di Elena è voce di denuncia.
Esco con il cane per la passeggiata serale. Fiancheggio lo spazio espositivo esterno del Museo, un’area all’aperto recintata da un muretto esterno su cui è applicata una cancellata di ferro. In fondo si intravedono le scalinate dell’antico teatro ellenistico di Zea. Lei se ne sta seduta sul muretto, dalla parte della strada di qua della cancellata. Ha capelli corti bianchi, ben pettinati. Indossa pantaloni chiari e una camicetta con piccoli fiori. Vicino, sul marciapiedi, qualche sacchetto di plastica, un borsone. “Σας παρακαλώ“ mi dice mentre le passo accanto, “La prego…”. Tiro dritto, di sera non mi va di fermarmi a parlare con estranei. La sua voce mi segue, quasi un bisbiglio “Oggi ho perso la casa, mi può aiutare?” Mi blocco. Non ce la faccio ad ignorarla. Torno sui miei passi. Le metto in mano una banconota da dieci euro. “Χίλια ευχαριστώ “, “Molte grazie e le auguro ogni bene”, mi ringrazia. Rispondo: “Altrettanto a lei, per così poco…” Le dο un ultimo sguardo. Dai suoi begli occhi color del cielo rotolano giù due lacrime cristalline.