La scuola bendata
Sono un’ insegnante giovane.
Sinceramente penso che riaprire le scuole in questa situazione sia stato un po’ un azzardo. Sto vedendo sulla pelle dei miei ragazzi gli effetti negativi di alcune falle del sistema
Se ci si ammala, si viene a scuola dopo aver fatto il tampone e si aspetta finché dopo giorni di presenza si ottengono esiti positivi.
I genitori, inoltre, comunicano sì l’ esito alla scuola, ma né docenti né compagni vengono posti in isolamento perché la comunicazione ufficiale è quella dell’ASL e quella arriva ben più tardi. Nel frattempo altri ragazzi fanno il tampone, si scoprono nuovi positivi e ancora latitano le comunicazioni ufficiali… intanto si continua ad andare a scuola
Da più parti si sente dire che le scuole siano il posto più sicuro, ma chi lo dice ha osservato cosa succede in classe? Crede davvero che un metro tra un banco e l’altro sia sufficiente? E i ragazzi rispettano sempre queste distanze? Mentre vanno alle macchinette del ristoro, mentre salgono le scale in direzioni opposte, mentre si spostano nei corridoi. E chi come me quest’anno fa sostegno, rispetta il metro di distanza mentre si china sugli alunni che segue per spiegare e farsi capire nonostante la mascherina nasconda il labiale, cercando di non disturbare il resto della classe? Poi, delle finestre spalancate vogliamo parlarne? Già in ottobre al grido “Finestre spalancate!” le ragazze portavano da casa morbide copertine per proteggersi dai primi freddi. E se ci si raffredda? E se si scopre di avere la febbre, a causa di un precoce raffreddamento?
Troppe le cose che non vanno per pensare che sia stato un bene riaprire le scuole…
Tra le tante, penso si sarebbe dovuto per tempo organizzare e per bene le lezioni da remoto. Colmare i vuoti legislativi, dare istruzioni chiare per tutti, per tempo.
Non so perché si neghi l’evidenza delle cose.
Forse solo per difendere le proprie scelte politiche, ed evitare le turbolenze sociali.
Marina
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