Di Marina Agostinacchio
Da “Mal di plastica”, di Riccardo Iacona, per una riflessione personale
Lunedì 13 marzo, su Rai 3, il programma televisivo PresaDiretta, condotto dal giornalista Riccardo Iacona, ha approfondito il tema della plastica, ormai affrontato da più parti nel mondo, attraverso la prospettiva di uno studio che alcuni scienziati hanno svolto sul sangue umano.
Si sa che i rifiuti da 20 anni in qua sono triplicati e forse più che triplicati. Ci si chiede come si possa ridurre la plastica usa e getta, o come riutilizzarla; se sia meglio il riuso o il riciclo.
Da che è nata, la plastica, essa sembra costituire il perno della nostra sopravvivenza; pare incredibile come il 90% di ciò che ci circonda e in cui siamo immersi sia di plastica o avvolto nella plastica.
L’altro giorno, esplorando la cucina, ho voluto contare la plastica, parte costitutiva di essa; ebbene, scatole per la conservazione del cibo, residui di bicchieri e di piatti, sacchetti contenitori di erbe, scatolette di conservazione di alimenti comprati al supermercato, contenitori di varia misura per sale, zucchero, legumi, farine, caffè , tea, pane, grissini, crakers, olive, misuratori di liquidi di vario tipo…, tutto un mondo fatto di un materiale, non pronunciato, o invisibile ai miei occhi, prendeva consistenza e assumeva proporzioni gigantesche, soprattutto dopo avere appreso la notizia che la plastica si insinua nel corpo umano, che ci fluisce nelle vene.
Si tratta di microplastiche, “piccolissimi frammenti anche di millesimi di millimetro” che respiriamo in quanto presenti nell’aria e che introiettiamo attraverso la catena alimentare. “Tracce di microplastiche, infatti, sono state trovate nei nostri organi come i polmoni e nel sangue”.
Pensate che quasi la metà di questi oggetti sono monouso, passano velocemente nelle nostre case e hanno una durata illimitata nell’ambiente.
La plastica, poi, derivata per il 98% dal petrolio, inquina fin da subito nell’ambito del suo ciclo di produzione. Lo chiamano l’inquinamento silenzioso.
Se è pur vero che la plastica è un materiale che ha reso comoda la nostra vita e di cui non riusciamo a farne a meno, dovremmo preoccuparci di cercare esempi di soluzione, ispirandoci a Paesi vicini, come ad esempio la Francia,”il primo paese europeo che ha dichiarato guerra alla plastica monouso con una legge per l’economia circolare molto ambiziosa”, consistente nel divieto dell’uso della plastica usa e getta entro il 2040; o come in Norvegia in cui è in vigore “sistema di deposito cauzionale” destinato al recupero e al riciclo delle bottiglie in plastica e delle lattine in alluminio. Scopro così che il sistema di deposito cauzionale per gli imballaggi monouso per bevande ha portato ottimi risultati. Il sistema di deposito cauzionale è finora il solo modello di raccolta selettiva al mondo “capace di raggiungere tassi di intercettazione e riciclo così elevati con benefici ambientali ed economici”.
La Direttiva SUP, (un intervento normativo dell’Unione Europea, che dovrà essere recepito dagli stati membri, che dal 2021 vieta l’utilizzo di determinati prodotti in plastica monouso), è stata recepita da quindici Organizzazioni no profit nazionali che hanno in comune l’obiettivo di preservare la natura, combattere la dispersione dei rifiuti nell’ambiente e favorire la transizione ecologica ha rivolto un appello al Governo e alle istituzioni, all’industria e alla società civile per accelerare l’atto politico decisionale, efficiente ed efficace di introduzione del sistema cauzionale anche in Italia.
E intanto, io, tu cosa facciamo nel nostro piccolo per iniziare a convertire la rotta? Bé, ho detto in famiglia, che oggi stesso avrei cominciato ad inventariare la plastica della stanza della cucina, per incominciare a sbarazzarmi, possibilmente senza inquinare, di parte di questo orrido materiale.