“I miei diritti: esistenza e legittimazione”: Juanita, una ragazza inca
“I miei diritti: esistenza e legittimazione”.
Non aggiungerò troppe parole a queste di Gabriella Cinti che state per leggere.
Nello scritto in poesie e in prosa, troverete quanto una donna già in tempi remoti abbia dovuto portare sulle proprie spalle.(Marina)
Gabriella Cinti
Attraverso la sua scelta di vita, Juanita, in una lettura retrospettiva, denuncia il diritto alla vita, la difesa dalla terribile fine che avrebbe fatto, il diritto a vivere la sua giovane età con spensieratezza.
JUANITA
Quale meteora di destino ti ha portato
Juanita, bambina sacrificata da cinque secoli,
la farfalla felice del tuo corpo
ad essere schiantata a seimila metri
su quel vulcano,
davanti alla bocca di fuoco
con la tua crudele morte?
Non hai scelto niente,
il furore del rito ti ha portato via
i tuoi dodici anni
e io rivivo il tuo farti nulla,
lì, proprio in cima alla terra,
Dopo essere stata così poco
in quel mondo che i tuoi occhi limpidi
credevano un giardino,
Juanita senza vero nome,
bimba bellissima e martire
di ignoto testimonio
riemersa intatta dalla non storia,
dalle fauci dell’umana follia,
affabula per te
la perla del tuo viso,
il rosario dei tuoi brevi sogni,
il lampo corto dei tuoi sorrisi,
Bambola inca,
mummia eterna di dolcezza,
santa di ghiaccio, cristallo
di carne vivente,
perfetta di grazia.
Juanita, nome dato alla ragazza inca che visse per circa 12-14 anni, morendo all’incirca tra il 1440 ed il 1450.
Fu scoperta nel Perù meridionale, sul Monte Ampato (parte della cordigliera delle Ande), a più di 6000 metri di altitudine, nel 1995, dall’antropologo Johan Reinhard e dal collega peruviano Miguel Zarate. Questi monti erano le leggendarie dimore degli Apu, divinità dei monti che i peruviani temevano e che adoravano fin da prima dell’arrivo degli Inca. Nota anche come Vergine congelata, Signora di Ampato, circa un anno prima della sua morte, presumibilmente in coincidenza con la sua elezione al rango di vittima sacrificale, la sua dieta si era arricchita di mais e proteine animali e aveva cominciato ad assumere dosi massicce di alcol e droga, in particolare birra di mais e foglie di coca, il cui consumo era aumentato notevolmente all’avvicinarsi del sacrificio. Gli studiosi, che hanno ipotizzato che la ragazzina, più consapevole e quindi spaventata dal suo destino imminente, cercasse conforto sedandosi, o che fosse incoraggiata o costretta a farlo, in modo da renderla più facilmente manipolabile. Non è da escludere che ciò fosse legato al suo coinvolgimento in cerimonie preparatorie, dove il consumo di birra e coca era frequente. La sua morte è dovuta a un preciso colpo assestato con un bastone nella tempia destra. E’ stata sepolta con vesti sontuose, la testa acconciata con un arcobaleno di piume intrecciate, il corpo avvolto in tre strati di vestiti finissimamente tessuti e con una serie di oggetti di culto e ricchi monili anche questi ritrovati intatti.