Fiducia senza nome. Di Chandra Livia Candiani
Una riflessione densa su un naturale stare tra le cose nel mondo, senza enfasi, senza catastrofismi, senza preveggenze. Stare e basta. Stare in ascolto di sé e della natura. Riaddomesticarsi al tempo in cui si camminava, ci si adattava, si metteva l’intelligenza a disposizione di un abbandono fiducioso.
Dice Chandra: “Ho preso una decisione: diventerò una persona serena.
Hanno riso tutti: non si può diventare sereni.
Può darsi, ma lo farò lo stesso”
Buona Lettura!.
“Ho una sensazione strana e per me davvero insolita: mi sento adatta a questa epoca.
Proprio questa, con la pandemia, il crollo economico, la politica miserabile, la confusione, l’assenza di sogni sul futuro, proprio a questa mi sento adatta.
Questa, dove la natura si allontana da noi, gli animali si estinguono, gli alberi vengono abbattuti, il pianeta si riscalda e il clima si scombina.
Le persone disimparano a parlarsi e ascoltarsi. Tutti sono offesi di qualcosa.
Tutti si sentono vittime e le vittime vere annaspano e muoiono silenziose. Mi sento Adatta.
Perché lo so da sempre che finiva così con gli alberi e gli animali, lo sentivo da bambina, il loro abitare in costante pericolo, essere solo merce, vivi solo per appartenere a un’altra specie.
Ora tutto crolla.
Ma cosa crolla?
Quello che stava in piedi solo sulle spalle e sulle schiene di altri, umani, animali o vegetali che fossero.
Sono adatta: so come stare al mondo, questo mondo a pezzi.
Lo so senza saperlo.
So come far sentire a casa qualcuno.
Come ascoltare senza consolare.
Come celebrare i bambini e la loro preveggenza.
Come allargare le braccia e accogliere.
Come vivere in punta di piedi.
Come vacillare.
Conosco il tempo arso dell’emergenza
e la fierezza senza centro con cui la natura raccoglie i lembi della distruzione e continua i cicli del nascere-morire-rinascere.
Ho preso una decisione: diventerò una persona serena.
Hanno riso tutti: non si può diventare sereni.
Può darsi, ma lo farò lo stesso.
Non concederò più tempo alle voci che profetizzano solo il crollo senza sentire la necessità di cadere per potersi rialzare.
Non ascolterò le voci che dicono “andrà tutto bene”, anzi, ascolterò senza credere.
Starò con il male come male, senza infiorarlo né velarlo, lascerò che passi in me come una tempesta e gli domanderò cosa sente, perchè percuote furiosamente tutto, perché non si lascia ascoltare.
E ho un’ indomabile fiducia.
In cosa?
Non lo so, è senza nome”.
Da “Questo immenso non sapere”