Elena Manno ci invita a riflettere sulla responsabilità genitoriale
Secondo la legge italiana, i genitori che lasciano i figli minori di 14 anni a casa da soli commettono un illecito. Tanto più se affidano i fratellini più piccoli ai più grandicelli. E ancora peggio se i bambini si trovano all’aperto, fuori dalle mura domestiche.
Elena Manno, attraverso il racconto proposto, fa emergere questa sconcertante pratica, diffusa un tempo come oggi.
Nate prima
“Mariuccia! Mariù!” grido scendendo per la seconda volta il vicolo che porta alla piazza del mercato. In fondo si intravvedono le bancarelle, colorate ed affollate di persone che vanno e vengono, comprano, vendono, contrattano. Ora comincio ad avere davvero paura; una lacrima rotola giù sulla mia guancia, si sofferma all’angolo del labbro, cade.
“Franchina, che succede?” mi sorprende una voce alle mie spalle. Mi giro e vedo Filippo che risale il vicolo; Filippo è amico di scorribande e di lettura di giornalini, seduti sugli scalini dei portoni che si affacciano sulle strade del quartiere.
“Oh, aiutami, ti prego, ti prego…” gli rispondo e un’altra lacrima si prepara a scivolare… “Ma che succede, cos’hai? Perché stai chiamando Mariuccia?”
Mariuccia. La mia sorellina. Ha quasi tre anni, Mariuccia. Biondina, un bel visetto ovale, due occhi furbissimi castani e gambe e braccia in eterno movimento. Io ho otto anni, faccio la terza. La mattina vado a scuola a piedi, per strada incontro Filippo e poi Alba e Assunta, ed insieme a loro mi sento davvero leggera. Dopo scuola si torna a casa. Mamma arriva anche lei dalla sua scuola, insegna alle medie. Prima passa a prendere Mariuccia all’asilo, poi prepara il pranzo e poco dopo se ne va a fare il riposo del pomeriggio. Si sente sempre molto stanca, spesso le fa male la testa. “Franchina, dai, fa’ la brava, aiuta la mamma che ha una terribile emicraniaaa” e quell’ultima parola sembra proprio terribile, così come la pronuncia strascicando l’ultima a…. “Fa’ la brava, amore di mamma, sparecchia tu e porta un po’ fuori Mariuccia”.
Appunto. Oggi siamo tornati tutti prima da scuola. Il tempo di posare la cartella e scappare fuori a giocare con Filippo e gli altri… ma lei mi ha bloccato:” Franchina, da brava, porta fuori Mariuccia che intanto preparo il pranzo”. Ci ho provato a guardarla implorante, ma non c’era verso. Si era già girata avviandosi verso la cucina. Nessuna possibilità di sfuggire all’incombenza. Mariuccia, che ha ben sentito tutto, era già pronta sulla soglia e mi ha scoccato uno dei suoi sorrisi ammalianti. E vabbè, ho sospirato prendendola per mano. Stavamo scendendo le scale quando ho visto Nicolino sul marciapiede. “Oh, Franchina, sbrigati che andiamo al mercato a curiosare! Vengono anche tutti gli altri!” E si è allontanato correndo.
E ora? “Non è possibile portare Mariuccia al mercato, è troppo piccola e vivace, mi tirerebbe di qua e di là e correrei il rischio di perderla se lascia andare la mia mano… e poi che divertimento è andare al mercato se devo badare a lei?” pensavo tra me e me. E improvvisamente, passando accanto al muretto ricoperto di edera che fiancheggia il marciapiede, ecco l’idea geniale: “ora la faccio salire, tanto il muretto è basso abbastanza perché non si faccia male cadendo, ma da lì non può assolutamente scendere da sola! “
Era fatta. L’ho convinta facilmente dicendole che “è un nuovo gioco, e da lassù puoi vedermi e puoi osservare tutto il movimento tra le bancarelle”. L’idea le è piaciuta. Così l’ho sollevata, le ho raccomandato di nuovo di aspettarmi, che “torno subito”, lei ha detto “Sì sì” e io ho iniziato a correre felice verso i miei amici.
“Filippo, non la trovo più… sono tornata al muretto e lei non c’era… sto andando avanti e indietro da dieci minuti, che faccio? Che faccio ora? Cosa dico a mamma?” … sto quasi gridando… “Ma scusa, non era con te? mi dice Filippo “Non c’eri tu vicino a lei? Io l’ho appena vista Mariuccia, è al mercato, alla bancarella dei dolci!” Lo guardo e improvvisamente le mie lacrime si bloccano. Non so se abbracciarlo per l’immenso sollievo o se preoccuparmi, come sarebbe che è da sola al mercato, com’è possibile che sia scesa dal muretto senza farsi male? Ci precipitiamo, Filippo ed io, verso la bancarella, ancora qualche passo, dai dai, che non sia mica scappata via da lì…no, no eccola! Oh Dio ti ringrazio!
“Mariuccia, che ci fai qui, mi hai fatto morire di paura, cattiva, cattiva!” Mi guarda con i suoi occhi castani pieni di sorpresa. Non capisce perché io sia così agitata… “Ma perché sei scesa dal muretto? E poi, ti potevi fare tanto male… e chi glielo diceva poi a mamma?” “Flanchina, non ti vedevo pù… E’ passato un signole, ho detto pel favole mi metti giù e lui mi ha pleso in blaccio e sono scesa… non piangele Flanchina, non piangele..” Io cado in ginocchio davanti a lei e ci abbracciamo forte forte, lei ancora non capisce il motivo del mio pianto ma sa che ho bisogno di sentire le sue braccine intorno al mio collo, le sue piccole mani paffute che mi accarezzano i capelli.
Sento dietro di me la risata argentina di Filippo, che poi dice: “Bel tipo tua sorella, proprio ingegnosa…Flanchina!”