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Diritti traditi: Marina Petrillo, oltre i confini della memoria

Carissime amiche ed amici,
Il mercoledì, dedicato alla rubrica Diritti Traditi: quella della porta accanto, si apre all’insegna di un testo che varca i confini della memoria, per depositarsi, in ogni epoca, nella parte più intima e sacra di noi donne. Scrive l’autrice: Questo scritto è tratto da “materia redenta” -silloge edita nel 2019 da Edizioni Progetto Cultura- introdotta da un breve scritto creato in occasione di una mostra “Memini me”, dedicata alle donne vittime di violenza e, animato da iniziative poetiche, tra le quali il reading poetico “La Sposa fetale”.
Il luogo archeologico in cui si tenne la Mostra, Mausoleo di Romolo sull’Appia Antica, testimonia infatti un frammento di storia legata alla famiglia della nobildonna romana Appia Annia Regilla, sposa quindicenne di Erode Attico, uccisa dal liberto Alcimedonte su ordine di questi, per futili motivi, all’ottavo mese di gravidanza (storia narrata da Filostrato).
L’ installazione luminosa fu creata in un frangente particolare, antecedentemente, connesso a studi cabalistici volti all’approfondimento di un Arcano Maggiore, l’Eremita.

Puoi seguire il testo scritto anche ascoltando la voce di Marina che lo legge al link:

LA SPOSA FETALE di Marina Petrillo
Fui sposa, in abito fetale.
Nel doppio vissi, da ombra di luce attraversata.

Limen rivelato in distillio di tempo
A calco di ignoto cammino.

Abitai dell’Ade l’obliqua ferita,
imene dei molti inganni.

Ad ombra di me indossai il sudario
Abitando la solitudine degli Esseri Primi.

La poesia di Marina Petrillo non è soltanto mera rievocazione storica di un accadimento tragico bensì motivo di riflessione sulla perpetua attualizzazione di pensieri ed azioni “tossiche” a trecentosessanta gradi “rovesciati” sull’universo emotivo della donna, un ipercosmo, un “giardino luminoso”, fatto di relazione, pensiero, intelligenza, sensibilità, saggezza, possibilità e accoglienza di vita.
Riporto ancora alcune dense riflessioni di Marina
“L’anima, nel perimetro del femminile, veste i rancori del mondo.
Trascina l’incommensurabile peso di un transgenerazionale vilipeso. Chiarificato solo dal plesso solare di un sentire potente, ultramondano, che allenta ogni tensione in speranza.
La moltitudine di donne violate trasferisce, attraverso un codice silente, il proprio dolore alla generazione successiva. All’indecifrabile tirannia che soggioga esseri al loro odioso gancio.
In questo transito, le sponde si osservano di lontano e la catastrofe aleggia sulle vite di creature, i cui abiti bianchi non vennero mai indossati.
Così, “la sposa fetale” incarna l’imene violata, la nascita transitata in morte, la posizione di un feto mai nato alla luce. È l’implosione eterea del non-descritto; il lamento flebile sussurrato da eoni; il velo che trasmuta in sudario.
Conosciamo così il destino, fotoni di luce lo descrivono in pura rimembranza. Resta sospeso come arcobaleno monocromatico sui cieli della coscienza.
Un rosso vivido trasale a sua sembianza. Scia silenziosa e vibrante. Monito antecedente l’ultimo gesto fatale. Desiderio di vivere, tra mura gelide, insidiose che negano ogni anelito.
Noche oscura premonitrice del redento canto in altra dimensione”.

Puoi vedere un breve video di immagini artistiche relative alla installazione, dedicata alle donne vittime di violenza, avvenuta presso il luogo archeologico in cui si tenne la Mostra, Mausoleo di Romolo, presso la Villa di Massenzio, il 18/12/2022.
Link video

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