Diritti e società: Anche i “grandi” di fronte al dolore…
Articolo di Ilaria Goffo
Un figlio idrocefalo: “un macigno”…
Sono rimasta molto colpita nel leggere una notizia di cui ignoravo l’esistenza inerente a uno dei più conosciuti e amati poeti nel mondo: Pablo Neruda.
A volte, pensi, questione di come si danno le notizie, bisogna fare una ricerca accurata e in effetti cosa scopro: di sicuro che Neruda ha avuto una vita travagliata, avventurosa e molto ricca di amori e passioni, come lo erano i suoi componimenti.
Amato dalle donne, in avversità con il potere cileno, spesso ha dovuto fare i conti con censure, minacce ed esili. Neruda ci ha lascito una grande quantità di componimenti, quasi tutti di sfondo amoroso.
Ma l’uomo Neruda, svestito del suo essere “Neruda poeta” aveva avuto una figlia Malva, nata dal matrimonio con una banchiera olandese Maria Antonieta Hagenaar. Fino a qui nulla di strano, anzi, Neruda marito e padre è pura normalità, nessun sensazionalismo.
Fa riflettere piuttosto il fatto che essendo la bambina nata idrocefalica, cresceva ma non era destinata a sopravvivere. L’uomo Neruda, e sottolineo l’uomo, perché non lo si deve vedere nel suo abito artistico del poeta, rispetto a questa figlia, non mostra amore, anzi per lui questa bambina diventa un “macigno”.
Ognuno, si sa, vive a suo modo quello che gli capita nella vita, per cui non sto qui a sentenziare sul ruolo di padre, ma mi pare interessante partire da lui, dal rifiuto di questa figlia e poi dall’allontanamento pure dalla madre di lei, per riflettere su come non si debba pensare alle persone come a “era una grande persona perché scriveva dei bellissimi componenti”, ma piuttosto guardare oltre le apparenze.
Vero che possono essere mille i motivi che portano un padre a dire era “un macigno”, ma pensiamo alla bambina, a quella piccola di nome Malva che avrà provato sin dai primi giorni il rifiuto di essere nata, il non amore, è molto triste. Ogni sua cellula avrà sentito tristezza, abbandono e dolore. In fondo non era che una bambina, fragile, piccola e senza colpa alcuna.
Morta a otto anni e lui la definiva in uno scritto “un essere perfettamente ridicolo, una specie di punto e virgola, una streghetta di tre chili”.
Sarà, però, faccio fatica a scindere l’uomo dal poeta, e penso che era solo un poco, un poco tanto insensibile, e che ha usato le parole come un amante della parola non avrebbe dovuto fare, o forse mi spiego meglio, non ha collegato la parola al cuore con sua figlia.
Cosa penso? Penso che talvolta si è bravi con le parole, ma non ugualmente nei fatti.
Ora so che quando troverò una sua poesia tra le mille citazioni dei social, dei films, ecc … un po’ penserò a Malva, a quanto avrebbe voluto sentirsi dire delle parole d’amore dal padre/poeta, a quanto avrebbe voluto un abbraccio che forse non avrà mai ricevuto. Una morte precoce dovuta alla malattia oppure all’assenza di amore? Perché l’amore vero può tutto.
Ah dimenticavo Neruda si è poi lasciato con la madre di Malva, a quanto pare non andavano più d’accordo, e nel momento del bisogno non le ha neanche dato dei soldi per aiutarla con la piccola figlia.
Al di là di qualsiasi altro elemento scatenante, sembra che fosse sempre la piccola Malva non accettata il problema e non mi pare difficile pensarlo, visto che per lui era una “streghetta”, un peso da cui liberarsi quanto prima.
Caro Neruda un po’ mi resterà questa ombra quando leggerò le tue poesie, sì sono belle, profonde e passionali, ma quanta amarezza, la piccola Malva era una BAMBINA che voleva solo il tuo amore, lo stesso che mettevi nei versi per le tue donne, per le tue innamorate, per il mondo circostante, Malva sarà stata anche solo un punto e virgola, ma dopo il punto e virgola di solito si continua.
Peccato avresti potuto amare quel “punto e virgola” anche solo per un po’: la punteggiatura è importante per chi scrive.