Diritti e Società
Occasioni di scoperta e di crescita
di Marina Agostinacchio
Vorrei parlarvi della Giornata mondiale del Disegno, istituita nel 1962 a Londra, dall’Associazione dei Disegnatori professionisti del disegno grafico.
Mi documento sull’opera di Giorgio Vasari, nell’introduzione alle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri (1550), in cui egli disse che il disegno è considerato “il padre delle arti”.
Pensiamo ai primi uomini che comunicavano attraverso i graffiti gli stati d’animo nell’approssimarsi di una caccia. Nel disegno era condensata tutta una forma di esorcizzazione, come sei nei segni incisi nelle pareti di una grotta si decidesse della sorte del cacciatore.
Così, gli uomini primitivi incidevano sulle pareti delle caverne le proprie convinzioni in materia di magia e di religione
Leggo che gli Etruschi, ad esempio, utilizzavano questa perizia tecnica per decorare le suppellettili, mentre nel Rinascimento ornavano in tal modo le facciate dei palazzi. Oggi i graffiti assumono un altro significato: sono forme di pittura murale, con forte valore simbolico, confinate nelle periferie delle nostre metropoli.
Si incide la pietra, con segni a motivo, per denunciare una situazione sociale, per reclamare il diritto a una vita dignitosa, per “scrivere sogni e desideri, o anche semplicemente per muovere liberamente il proprio braccio al fine di soddisfare l’io creativo, al di là del messaggio da comunicare.
Ma torniamo al tema della Giornata mondiale del disegno.
Questa è anche una possibilità di scoperta delle potenzialità dei non artisti.
Troviamo così bambini che disegnano per comunicare anche solo inconsapevolmente le proprie emozioni, le difficoltà, gli scontri con sé e con gli altri, il loro mondo intimo e l’idea che hanno del mondo che li circonda.
Coloro che sanno “leggere” attraverso segni e colori l’universo infantile può bene essere definito educatore.
Solo interpretando “il cosa” si cela dietro i disegni dei piccoli, anche attraverso il dialogo con essi, si può compiere un grande passo: entrare in comunicazione con un mondo che non ci appartiene più da lungo tempo.
E che cos’è il disegno se non una buona pratica di meditazione per piccoli e grandi?. Eh sì, perché in questa giornata non sono di scena solo i bambini ma anche gli adulti.
Si passa dai dipinti astratti ai mandala, traslati dalla cultura buddhista, dalle figure di animali alle forme geometriche, dalle storie a fumetti allo scarabocchio, definito doodling (“l’arte di scarabocchiare sul foglio in libertà, soprattutto sui margini delle pagine a cui si sta davvero lavorando” ).
Pare che scarabocchiare abbia l’effetto di produrre creatività ma anche di aumentare la concentrazione.
Ho avuto alunni che durante le spiegazioni di lezioni erano soliti scarabocchiare sui fogli degli appunti, o su un quaderno vuoto. E quale scoperta se subito, terminato il mio intervento su un determinato argomento, verificavo la puntualità delle risposte a mie domande mirate a cogliere il grado di attenzione!
Leggo che Carl Gustav Jung consigliava di esercitarsi con i mandala come potente antistress. Inoltre egli, come forma di terapia, invitava caldamente i suoi pazienti ad esprimersi attraverso il disegno. “Lui stesso calligrafò la sua potente visione dell’inconscio con tavole degne della migliore tradizione miniaturistica del Medioevo in un Libro rosso, uscito a 50 anni dalla morte”. Scrisse.Jung: «Sempre, quando mi trovavo in un vicolo cieco, mi mettevo a dipingere o a scolpire una pietra»,
Infine mi aggiorno sui colouring book antistress, un’arteterapia efficace, secondo cui, quando coloriamo si implementano aree molto diverse del nostro cervello preposte a stimolare la parte logica, e riporto attraverso parole che contestualizzino una definizione appropriata, “grazie ai confini delle forme dentro cui rimanere, la creatività risveglia l’amigdala, dove si annidano le emozioni, compreso lo stress, aiutandoci a ritrovare la pace interiore”.
Allora, ben venga questo giorno dedicato al disegno, se per esso ricordiamo chi eravamo, riscoprendo, consapevoli o meno, l’infanzia attraverso i bambini e noi stessi.