Born To Be Online

DAL DIARIO DI UNA BAMBINA AL TEMPO DEL COVID    

Introduzione di Marina Agostinacchio

Testo di A.R.

In un’Era soprannominata “del Covid”, ecco le parole di una bambina, creata dalla penna di A.R.

Sono parecchie le riflessioni sottese che emergono da questa narrazione.

L’autrice ci presenta una bambina diversa per certi aspetti da molti suoi compagni. Ma, a ben pensarci, sappiamo realmente guardare il mondo dei piccoli, captare le impercettibili ricche sfumature di emozioni e sentimenti? O è più facile omologarli per non sentirci costretti a guardare noi stessi? Spesso, infatti, semplifichiamo le loro reazioni ad eventi importanti, attribuendo ad essi sentimenti ed emozioni che non corrispondono a un universo che pur ci apparteneva.

Sono una bambina di 10 anni. Frequento la V Elementare, detta oggi Scuola Primaria. Il mio istituto è situato vicino a casa ed io lo raggiungo a piedi.

Sto vivendo in un’Era soprannominata “del Covid” da quando un brutto virus proveniente (dicono) dalla Cina compare da noi in Italia nel marzo 2020.

Da quel momento tra un lockdown e le lezioni a distanza, la vita è cambiata.

E anche quando una parvenza di ripresa si è avviata, abbiamo dovuto assumere alcuni comportamenti sia a scuola che in altri ambienti per evitare di ammalarci: indossare correttamente la mascherina, igienizzare spesso le mani e mantenere in presenza le distanze.

Io mi sento una bambina diversa dai miei compagni, un po’ controcorrente perché non mi spaventa stare da sola, se necessita, e non solo per questo.

Loro vogliono stare SEMPRE in compagnia, soffrono la solitudine e non sopportano la mascherina. Anche a me piace parlare con le persone, ma non con tutte.

Inoltre, mi rende felice stare a casa perché mi permette di farmi coccolare dalla mia mamma e soprattutto non mi stresso.

I grandi pensano che siamo Grandi …come se gli adulti non avessero bisogno di gesti di amore. Dicono che dobbiamo crescere forti e autonomi e, la maggior parte delle volte, non sanno cogliere qual è il momento giusto di mollare la nostra mano.

La cosa che mi fa più contenta in questo momento (che tutti definiscono buio e orribile) è la mascherina…sì sì la tanto odiata mascherina…che sia di stoffa, firmata, colorata, chirurgica o ffp2!

Per me la mascherina è come la coperta di Linus, mi dà sicurezza e soprattutto mi permette di nascondere le mie debolezze, le mie paure e i miei timori.

E’ la mia àncora di salvezza quando mi vergogno e divento rossa in situazioni imbarazzanti oppure mi permette di sbadigliare tranquillamente se ho sonno, così nessuno se ne accorge.

Mi sento protetta dalla mascherina perché nascondo quella parte di me che non voglio far vedere agli altri.

I miei amici desiderano liberarsene perché non amano essere prigionieri di niente, invece io mi sento libera dietro ad una mascherina: libera di arrossire, di sonnecchiare, di mostrare solo i miei occhi che, poi, sono loro lo specchio dell’anima e dicono tutto, purché chi è davanti a te abbia la capacità di guardarvi dentro.

Io amo le regole e i miei compagni no.

Loro pensano che le regole imbrigliano, ti costringono; per me è esattamente il contrario.

Le regole mi fanno sentire bene, ordinata, pulita perché danno un senso a quello che faccio e portano chiarezza nella mia vita.

I miei coetanei stanno sempre al pc oppure giocano con i cellulari.

A me, invece, piace scrivere poesie…poesie da bambina della mia età naturalmente perché amo tanto osservare le persone, gli animali e i paesaggi e mettermi a sognare.

Se volete ve ne faccio leggere una.

La gatta

Eccola lì.

In fondo al marciapiede

che prende il sole sul muretto.

Col pancino all’aria se ne sta tutta distesa.

Si stiracchia e, per un momento,

tira fuori gli artigli.

Poi con la linguetta si lecca i baffetti

ormai bianchi.

Con gli occhi vispetti mi guarda

e col suo dolce miagolio sembra dirmi:

“ Ehi che vuoi? Lasciami in pace!”

Mi sento una bambina diversa perché penso che i miei compagni siano più bravi, più intelligenti, più capaci di me e il Covid mi ha permesso di capire che, in realtà, nessuno è PIU’ dell’altro e che siamo tutti uguali perché il virus non nota le differenze, né il colore della pelle né se uno è ricco o povero.

Vivere al tempo del Covid per noi bambini non è così male in confronto ai bambini che hanno vissuto in tempo di guerra o che oggi soffrono per la fame in altre parti del mondo. Abbiamo ogni tipo di comfort possibile immaginabile, cibo in abbondanza ( anche troppo), giochi di tutti i generi e i contatti alla fine non mancano grazie alla tecnologia di cui ormai siamo dotati.

Questo me lo ripete ogni giorno la mia mamma. E ha ragione.

Vedo che la gente è diventata più prepotente e arrogante e non è vero che il Covid ha reso le persone più buone, anzi probabilmente il contrario.

Ognuno pensa a sé ed è diventato più egoista: quando si fanno le file per la spesa litigano perché non rispettano i turni e c’è sempre qualche furbetto che vuole passare avanti o in macchina tutti corrono come matti rischiando continuamente incidenti. Le persone sembrano impazzite e alcune non portano la mascherina o la indossano male…persino in chiesa…

Guardo tutto questo e mi chiedo cosa una bambina della mia età dovrebbe imparare dagli adulti. La maleducazione? L’ intolleranza? La mancanza di rispetto e di gentilezza? L’arroganza e la prepotenza? La furbizia?

E allora che senso ha quello che ci insegnano a casa e a scuola se poi la società va in un’altra direzione! Mi piacerebbe tanto, per una volta, che ci fosse più coerenza, altrimenti noi bambini non sappiamo più distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

A dire il vero mi sento un po’ confusa…

L’unica cosa che mi risulta chiara è che ormai lo sport preferito è lamentarsi…

E se per un momento gli uomini si concentrassero su quello che hanno anziché su ciò che gli manca, forse sarebbero più felici e imparerebbero ad apprezzare il positivo che ciascuno nella propria vita ha.

Ma questo… gli adulti lo sanno?

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