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Cronaca di una giornata di una mamma maestra

Introduzione di Marina Agostinacchio
Meravigliosa prova di scrittura e di vita di Mariachiara Acazi, pedagogista, formatore, perito grafico.
Mariachiara ci racconta con ironia e serietà la ripartenza della scuola in compagnia del covid. Tra difficoltà e adesione alla vita che è pur sempre vita e che i bambini con i loro occhi e il loro sguardo sempre “più in là” dell’adulto sanno rendere piena di senso. Buona Lettura!

Di Mariachiara Acazi
“Come si può scrivere per bambini? Attraverso spunti, racconti e 3 consegne, le insegnanti raccontano la vita in classe, la quotidiana resilienza di bambini e adulti in una scuola ripartita tra mille difficoltà e speranze”. Federico Taddia, giornalista, scrittore e divulgatore.

Era una olimpionica mattina di una persona che a scuola fa
la maestra e a casa fa la mamma. O almeno ci prova. Con
impegno e determinazione: ma è grazie ai figli che si diventa
mamma e grazie agli alunni che si diventa maestra. Ci hai mai
pensato? Una mamma non esiste senza il figlio. Così la maestra
… non esiste senza l’alunno. Bella storia!!! Figli e alunni sono i
grandi maestri di chi, come me, è mamma e maestra. Sei anche
tu maestro di qualcuno, immagino, no? Tu di chi sei il maestro?
Comunque, tornando a noi, quella mattina mi sono svegliata
alle ore sei in punto: ho eseguito i miei esercizi di ginnastica
mattutina (mente sana in corpo sano!!!), fatto la doccia e poi
ho preparato the, latte e caffè, nel frattempo sono andata a
svegliare e vestire i bambini, a controllare gli zaini e a far partire
la lavatrice. Ho controllato che i miei ragazzi avessero messo
qualcosa nello stomaco e via. Prova ad immaginare una giornata
senza colazione … sai che fatica rimanere ore con lo stomaco che
grida in silenzio dalla fame, con le bollicine d’aria che non sanno
più come raccontarsela!?! Dunque … ore sette e cinquanta: ci
siamo con la tabella di marcia. Alla grande! Abbiamo indossato
scarpe, giacca e mascherine e via a scuola. Ho accompagnato
il grande (10 anni) e il medio (6 anni) alla scuola primaria, la
piccola (3 anni) alla Scuola dell’Infanzia. ‘Anche oggi ce l’ho fatta!
’ mi sono detta anche quella mattina con quella sensazione
di pienezza e soddisfazione che mi avrebbe invitato a tornare
a casa e a chiudere la giornata. E invece no! Deve ancora
cominciare, la giornata! Mi sono fatta i complimenti da sola e
sono andata avanti. Già sudata e con il respiro corto alle ore
otto mi sono diretta in auto di fretta verso la mia scuola che per
fortuna è vicina a quella dei miei figli. Ovviamente lungo il breve
tragitto ho incontrato l’amico trattore che avanzava lentamente,
il caro nonno con il cappello che con estrema calma mi stava
davanti e infine il semaforo rosso. Gli incontri quelli simpatici,
soprattutto quando si è di fretta! In ogni caso, per recuperare
tempo durante il tragitto ho cercato in rubrica il numero di
telefono da attivare per aprire la sbarra di accesso al parcheggio.
Avrei voluto fosse una spiaggia o un bosco, invece è un triste
parcheggio che sorride solo quando arrivano i bambini! In ogni
caso, la mia mente ne ha approfittato per prendersi del tempo
e si è fatta il suo viaggio in un lunghissimissimo secondo tra il
suono delle onde e gli alberi verdeggianti. Mah, probabilmente è
un modo per farsi coraggio! Comunque, sono arrivata, la sbarra
si è aperta, ho cercato di parcheggiare facendo attenzione a non
investire bambini e genitori, con gli occhi di una gallina che può
vedere a 300 gradi. Con una respirazione affannosa ho raggiunto
giusto in tempo la soglia della classe e ho sentito suonare la
prima campanella. I bambini sono entrati, ben distanziati l’uno
dall’altro, mostrando ognuno la propria meravigliosa mascherina
rigorosamente colorata e allegra; si sono igienizzati con cura le
mani e si sono diretti verso la classe seconda! Ad ognuno è ben
servito un ‘buongiorno’ che profuma di gioia e un sorriso di quelli
veri, di quelli fatti con gli occhi! Quando sono entrati in classe, i
miei bambini si sono diretti verso il loro posto e hanno scambiato
quattro chiacchiere, tutti rigorosamente a distanza, nell’attesa
del suono della seconda campanella che annuncia l’inizio della
scuola.
Io mi sono seduta, e dopo un’occhiata veloce ai miei bambini
ho sospirato rumorosamente e ho detto: ‘Finalmente a scuola!
Bambini, ho bisogno di riposarmi cinque minuti! ’. I bambini
hanno sorriso, sempre con i loro occhi meravigliosamente
gioiosi, perché la bocca ora serve solo per parlare da dietro la
mascherina, e una dopo l’altra, ho visto le loro manine alzarsi
dritte verso il soffitto, come funghi spuntati in un giardino, con
forza e determinazione aspettando la fatidica domanda ‘Come
state? Novità? ’ Ognuno ha sempre qualcosa di importante da
dire, da raccontare, da condividere. Ognuno ha sempre qualcosa
di importante da ascoltare. E non si è persi finché si ha una storia
da raccontare. Dopo questi fondamentalissimi cinque minuti di
accoglienza, in cui ci si è raccontato e si è condiviso esperienze
dai diversi sapori, abbiamo dato il via ufficialmente alla giornata
scolastica con i quindici minuti di lettura personale: un momento
di intimità con l’altro che nutre ognuno di noi e che ci fa partire
con la giusta apertura al mondo! Su questo il Covid 19 non ci può
fermare!! Anche quella mattina ho scelto di alzarmi e ho deciso di
fare la mamma e la maestra. In fondo non lo faccio, lo sono.

Da Centro Alberto Manzi
100 pagine di Diario
“Alberto Manzi è entrato nella storia italiana grazie alla trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi che andò in onda in Rai dal 1960 al 1968, ed è stato una delle figure preminenti in Italia in ambito educativo…
L’obiettivo del Centro Alberto Manzi è quello di far meglio conoscere una storia di vita capace di essere punto di riferimento coerente e alto negli ideali, nutrendo quei valori necessari alla realizzazione di una società coesa e solidale, democratica e attenta ai bisogni, ai diritti e ai doveri delle persone”.

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