Come passeggeri notturni:sfogliare la vita con Mariela.
La voce narrante di oggi è una voce insolita rispetto alle precedenti. Mariela, la nostra ospite odierna, è venezuelana. E’ qui per parlarci dell’incontro con la parola una parola fatta di suono e musicalità
Il mio primo incontro con la poesia. (Mariela Cordero, Venezuela)
Ho imparato a leggere e a pregare all’età di quattro anni. Ho avuto la fortuna di avere un padre che mi ha insegnato con grande pazienza e amore. Quando sono entrata alla scuola materna sapevo già leggere l’ultima pagina del libro di scuola, che era una breve storia per bambini. Da quel momento in poi ho avuto un desiderio quasi vorace di leggere qualsiasi cosa mi capitasse davanti. In casa mia non c’erano molti libri, solo alcuni classici latinoamericani e i libri di scuola elementare e media che appartenevano ai miei fratelli maggiori. Leggevo tutto, a volte senza capire cosa stessi leggendo. Trovavo parole che risuonavano dentro di me senza motivo e le cercavo. Cercavo i significati nei dizionari e iniziavo a scriverli sull’ultima pagina del mio quaderno di calligrafia. Volevo raccogliere le parole che sentivo dolci in bocca quando le pronunciavo, quelle che risuonavano come un’eco, quelle che erano pura vibrazione. Nella mia ansiosa ricerca notai che mio padre aveva alcuni libri in cima al suo armadio. Erano tesori inesplorati per me. Come meglio potevo, mi arrampicai su un seggiolone, dovetti tirare uno dei libri per attirarlo a me, ero così nervosa. Mi tremavano le ginocchia e mi batteva forte il cuore. Finalmente ebbi il libro tra le mani. Era un vecchio libro di grammatica e le sue pagine ingiallite erano molto fragili. In seguito seppi che era un cimelio di famiglia e che per questo mio padre lo aveva messo da parte rispetto agli altri libri. Aprii una pagina a caso e mi imbattei in una poesia. Si trattava di un madrigale del sivigliano Gutierre de Cetina (1520-1557)
Occhi chiari sereni
se per il vostro dolce sguardo son le lodi,
perché nel guardarmi siete così sdegnosi?
Pietosi, più belli sembrate a colui che vi guarda,
dunque non rivolgetevi a me così adirati,
e nulla della vostra grazia sarà perduto.
Oh rabbia! Oh tormento!
Occhi chiari sereni
se mi guardate, guardatemi almeno.
da: Elvira Marinelli, Poesia, Firenze, Giunti, 2001
Non conoscevo la poesia, ma l’uso delle parole e la musicalità di questo madrigale mi hanno colpito profondamente. Posso dire ora, senza esitazione, che quell’incontro fu per me trascendentale e decisivo. Posso dire che quella poesia ha aperto una breccia, posso dire che la strada della poesia si è aperta davanti a me in quell’istante con il libro che mi tremava tra le mani, sentendo la vertigine della possibile caduta. È per questo che scrivo poesie. Quel giorno ho trovato la poesia, quel giorno ho trovato l’amore.